I problemi della sanità molisana non riguardano solo gli ospedali. Certamente il riordino e i conseguenti tagli stanno creando disagi in tutte le strutture pubbliche del Molise. Ma si soffre – e molto – anche sul territorio. A rimetterci sono i pazienti più fragili, in primis gli anziani: garantire loro i livelli essenziali di assitenza sta diventando una missione ai limiti dell’impossible. Ed è stato proprio questo uno dei temi affrontanti durante un incontro promosso dall’Ordine dei medici di Isernia, al quale sono stati invitati i vertici della sanità regionale e le forze politiche. «La paventata chiusura di interi stabilimenti ospedalieri si accompagna alla progressiva mancanza di servizi essenziali – ha detto il presidente dell’Ordine, Ferdinando Carmosino -, rischiando di minare fortemente la credibilità del sistema tutto e degli operatori sanitari, che pure si esprimono tra estreme difficoltà. E’ più che evidente che la mancanza di risorse finanziarie ha esasperato gli aspetti burocratici gestionali, rendendo sempre più complessa la gestione dei pazienti sia per il medico di Medicina Generale che per i Medici Ospedalieri e quelli Ambulatoriali, interni ed esterni. Il mancato rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza, rende problematica la gestione di pazienti particolarmente fragili». All’appello dell’ordine dei medici di Isernia ha risposto Mauro Pirazzoli. Per il direttore generale della Asrem il problema è dovuto dalle croniche carenze di organico, generate da un blocco totale delle assunzioni che sta creando difficoltà da circa 8 anni. Su questo problema – ha assicurato – si sta lavorando. L’obiettivo dell’azienda sanitaria è quello di chiedere una deroga al tavolo tecnico. E ciò sarà fatto nel momento in cui sarà proposto il nuovo assetto della sanità regionale, che darà modo di stabilire con precisione le criticità da affrontare e le risorse da mettere in campo, anche a livello di personale. Tra gli altri tempi affrontati quello dell’emergenza-urgenza. L’auspicio dell’Ordine dei medici è che si trovi al più presto una soluzione. Ad oggi, infatti, non esiste un piano preventivo che invece le altre regioni hanno, ha sottolineato il segretario dell’Ordine Giovanni Pulella. Non ci sono linee guida e percorsi chiari: in caso di emergenza – ha detto – si va nell’ospedale più vicino, ma con il rischio concreto che non si sia in grado di affrontare tutti i problemi che riguardano il paziente, come ad esempio nel caso di un incidente stradale (spesso, infatti, si registrano contemporaneamente traumi di varia natura). In casi come questi diventa necessario evitare che il paziente venga sballottato tra un ospedale e l’altro, con tutti i rischi che ne derivano.



