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sabato, Aprile 20, 2024

Sanità e guerra dei comunicati stampa. Uno spettacolo ridicolo che copre di vergogna il Molise

AperturaSanità e guerra dei comunicati stampa. Uno spettacolo ridicolo che copre di vergogna il Molise

di PASQUALE DI BELLO

Da settimane assistiamo all’interno del PD ad una guerra a colpi di comunicati stampa tra parlamentari e presidente della Regione. Uno spettacolo indecoroso che copre di ridicolo e vergogna il Molise. Tutto nel generale silenzio. Dietro l’apparente tema della Sanità, si nascondo vendette, ambizioni e insulti reciproci.

“Robe’, stai sereno”. Si conclude così l’ultimo comunicato stampa indirizzato dal presidente della Regione, Frattura, al senatore Roberto Ruta. Visto il precedente di Renzi con Letta, alla lettura di tali parole Ruta s’è dato una grattata talmente potente – riferiscono i presenti alla scena – da stracciarsi i pantaloni e da restare in mutande in pieno Senato. Quella di Frattura è l’ennesima replica alla replica sull’ennesima replica di una sparatoria a comunicati stampa dove non è ben chiaro chi abbia cominciato ma è chiarissimo come tutti pretendono di avere diritto all’ultimo colpo. Quello in mezzo agli occhi dell’avversario. Da settimane assistiamo alla mutazione genetica PD, un partito che l’Ordine dei Giornalisti prima o poi dovrà considerare quale sede permanente per i propri corsi di formazione. Almeno per quelli dedicati agli aspiranti addetti stampa delle segreterie politiche. La colpa dev’essere stata dell’assessore Petraroia che, quanto a note, viaggia a tre turni come le fonderie e deve aver attaccato il morbo del comunicato stampa a tutta la ditta. Sta di fatto che Petranoia è oggi un uomo disperato. Da quando Ruta e Frattura hanno cominciato in questa giostra di comunicati stampa,  le quotidiane encicliche con le quali inondava le redazioni di giornali e tv sono diventate carta da coriandoli. E un motivo c’è. Il pubblico e la stampa preferiscono le mazzate tra Ruta e Frattura alle barbe di Petranoia, le sciabolate ai sermoni. Il punto grave, anzi gravissimo, è proprio questo: l’aver trasformato le istituzioni in un recinto per pugilatori. Ma se le mazzate arrapano il pubblico e fanno cassetta per i giornali, non vuol dire che esse rendano un buon servizio all’onore e al decoro del Paese e della Regione. Anzi, tutt’altro.

Le note stampa prodotte e immesse sul mercato, non servono a comunicare qualcosa ma bensì a praticare l’insulto reciproco, uno spettacolo dal quale lorsignori dovrebbero risparmiarci, se non altro per evitare al Molise una figura ridicola davanti al mondo intero e l’uso – se ci capite – di questo concime per irrobustire la pianta del disprezzo che presso gli occhiuti ragionieri romani già cresce rigogliosa per proprio conto. Dalla Sanità, l’apparente tema del contendere, la questione si è spostata ed è diventata una questione di igiene. E’ inaccettabile, intollerabile, impensabile, al di là dei torti e delle ragioni, che il dialogo tra coloro a cui è stato affidato il ruolo di amministrare il Paese e la Regione sia ridotto ad una rissa da bazar di terzo mondo. Ci chiediamo, in tutto questo, dove sia innanzitutto i mezzani del PD, locale e nazionale. E ci chiediamo poi dove siano finiti i capomastri della narrativa locale, intellettuali e farfalline del topless, che in passato hanno rotto molte cose (comprese quelle che state pensando ora) e che adesso tacciono. Tacciono tutti. Dai dirigenti di partito, a cui spetterebbe un richiamo alla sobrietà e alla serietà, agli alti papaveri della maggioranza e dell’opposizione. Tacciono gli uomini e le donne di lettere e letture, ammesso che ve ne siano e che, semmai ve ne fossero, a questo punto sarebbero l’espressione di un sol tipo di cultura: quella dell’omertà. Tace anche la Chiesa locale, che invece qualcosa dovrebbe dirla.

Allora è bene dire a chiare lettere che baldoria dei comunicati stampa tra parlamentari e istituzioni regionali cessi. Che lorsignori provino un senso di vergogna e chiedano scusa ai cittadini. E se non gli riesce di farlo per rispetto a se stessi e al ruolo che rivestono, lo facciano come segno di gratitudine verso i molisani che li hanno messi laddove stanno.

 

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