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martedì, Aprile 30, 2024

Cento anni fa nasceva Billie Holiday

QDCento anni fa nasceva Billie Holiday

Quando camminava per strada/ era come una bambina che si guarda i piedi/ ma quando passava davanti al bar/ e sentiva la musica/doveva entrare e cantare/ doveva essere così/ …/ E dopo che l’applauso si era spento/ dopo che la gente era andata via/ scendeva dal palco/ e prendeva la porta/ e se ne tornava all’albergo/ che chiamava casa/ muri dipinti di verde/ un cesso nel corridoio”.

Mi sembrava un buon inizio. Cominciare da come l’ho incontrata io per la prima volta, Lady Day, in un indimenticabile giorno dei miei quindici anni, fra i solchi di un disco dal vivo in cui Lou Reed si proclamava un “rock’n’roll animal”. Me l’avevano prestato, solo qualche giorno prima mi ero imbattuto nei Clash e avrebbe mai potuto essere la mia vita la stessa da lì in poi? Naturalmente, non avevo la minima idea di chi fosse quella tizia di cui cantava uno di cui conoscevo all’incirca lo stesso, cioè niente. A parte che il cambio d’accordo che introduce Sweet Jane, dopo la pompa magna di una Intro che c’entra deliziosamente poco con qualunque altra cosa abbia registrato costui, prima e dopo, aveva su di me l’effetto di un orgasmo. Era meglio di un orgasmo. Mi ci sarebbe voluto un po’ per scoprire che Lou Reed era uno importante (per me era in ogni caso già Dio); che era stato il leader di tali Velvet Underground; che la scaletta di “Rock’n’Roll Animal” era fatta quasi per intero di brani dei Velvet e quel quasi era Lady Day. E ancora un altro po’ per scoprire chi diavolo fosse la suddetta Signora: non un personaggio della ristretta e dolente corte dei miracoli di “Berlin” come per qualche tempo credetti.

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