Ittierre, bagliori di luce in fondo al tunnel di una vertenza che sembra infinita.
Le buone novità arrivano da Milano, per la precisione dalla Ikf Holding, di Mario Galetti (nella foto), che ha rilanciato la sua offerta per l’acquisto di Oti, sia a livello finanziario, offrendo di più rispetto all’offerta iniziale, sia a livello occupazionale, portando a quaranta il numero delle assunzioni iniziali.
L’offerta Ikf, che è guardata con molta attenzione anche dall’assessore regionale, Scarabeo, si propone di rilanciare il polo della moda molisano, integrandolo con un progetto industriale ambizioso denominato “Casa Italia” che si propone di mettere insieme marchi e firme prestigiose del Made in Italy.
Galetti ha le idee molto chiare. A Pettoranello vorrebbe far partire subito una direzione strategica e progettuale, che coordini le attività di cooperative esterne, tutte formate da ex dipendenti Ittierre. Cooperative di sarte, stilisti, addetti alla logistica e così via. In sostanza una struttura centrale leggera che, però, si avvale del lavoro di diverse cellule produttive esterne a cui la casa madre conferisce e paga il lavoro. L’idea sarebbe quella di affittare, alle stesse cooperative, i diversi spazi produttivi dell’ex Ittierre, presi in locazione dalla gestione commissariale.
Facendo così, l’azienda madre non si appesantirebbe di costi enormi e contestualmente incentiverebbe la nascita di diverse cooperative che darebbero lavoro agli ex Ittierre.
Come riportato da Affari Italiani, “la chiave del risanamento di un’azienda manifatturiera sta nella discontinuità. Ne è certo Mario Galetti, maggiore azionista di Ikf Holding, la investing company quotata all’Aim di Milano che si propone di ristrutturare e rilanciare aziende votate al far bene italiano, aziende momentaneamente in crisi ma con le potenzialità per risorgere. Quella di Ikf è una storia che merita di essere raccontata, soprattutto, in un momento di recessione economica come l’attuale. Partendo da una ristrutturazione di successo, quella che ha portato a Lanificio Botto, una newco nata dalla travagliata storia di uno storico marchio: Botto-Fila attivo dal 1911 nell’alta gamma della tradizione tessile biellese. Un decennio di sofferenza, diversi passaggi di mano, l’orlo della chiusura. Poi, nell’ottobre 2013 l’intervento di Ikf.
Oggi Lanificio Botto, a un anno di gestione Ikf con la formula dell’affitto di ramo d’azienda, ha raggiunto il pareggio di bilancio, con un giro d’affari di circa 1,2 milioni di euro al mese e 110 fra uomini e donne ritornati al lavoro. Prossimo obiettivo, l’utile netto. E per accelerare il raggiungimento, la società biellese ha anche acquisito nel settembre 2014 il 60% di Lanerie Piero Tonella, un’acquisizione che permette a Botto di essere presente anche nel settore dei tessuti per l’abbigliamento da donna. Se poi si considera che l’obiettivo di Ikf è di mettere insieme tanti marchi del made in Italy e costruire un polo chiamato “Casa Italia” (i settori target furniture e fashion), i numeri, in prospettiva, potrebbero diventare decisamente interessanti. Oggi, Ikf, con sede operativa a Milano, controlla otto società: IKF Tecnology, Imas Automation, Te.Ma, Semplicemente (tutte attive nel settore delle macchine ad alta tecnologia), Sintesi, Tre-P&Tre-Più, SADI gessi (attive nel furniture) e non ultime il Lanificio Botto e Laneria Tonella di cui si è detto. A queste si aggiunge Milliora Finanzia (società specializzata soprattutto nei servizi finanziari alle imprese), che pur non rientrando nella mission industriale della investment company è finalizzata a far crescere le attività e i servizi offerti dalla stessa Ikf”.