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giovedì, Aprile 25, 2024

Sotto assedio, Paolo Frattura attacca tutti ma non dice la verità sull’operato del governo regionale

AttualitàSotto assedio, Paolo Frattura attacca tutti ma non dice la verità sull'operato del governo regionale

da MOLISEWEB.IT

Paolo Frattura, in palese difficoltà per le mancate risposte del suo governo regionale alle tante vertenze di lavoro ancora irrisolte, si è difeso martedì in consiglio regionale attaccando la libera informazione e i lavoratori che osano protestare sotto i palazzi della politica. Il Governatore, evidentemente infestidito dalle continue accuse, ha prima attaccato, pur senza mai citarla, l’emittettente Telemolise, affermando: “Sia chiaro, non saranno i tentativi di delegittimare il sottoscritto, il Governo regionale, la Maggioranza, e permettetemi, oserei dire tutto il Consiglio regionale, da parte di talune emittenti, di taluni giornalisti, di taluni direttori o di taluni editori, non saranno questi tentativi di delegittimazione a mettere in discussione la fiducia che i molisani ci hanno dato e che porteremo a termine fino alla conclusione del mandato, assumendoci quotidianamente ogni responsabilità”. Successivamente ha puntato il dito contro i lavoratori, in particolare quelli delle aziende partecipate e degli enti di proprietà della Regione. Il suo elogio a tutti i lavoratori di quelle imprese “che non sono mai venute a fare una vertenza sotto ai cancelli, davanti agli uffici e sedi regionali” rappresenta un tentativo esplicito e furbesco di dividere il fronte del lavoro in crisi e del disagio dilagante che accomuna migliaia e migliaia di persone. Per finire poi con l’invito esplicito a un “chiarimento sul ruolo che intendiamo dare alla Regione. Finiamola – ha sentenziato Frattura – con le proposte populiste e proviamo invece a ragionare su che cosa fare rispetto a tutte le vertenze, che non ricomprendono solo le partecipate ma che oggettivamente ricomprendono le migliaia di imprese che quoptidianamente, senza il supporto di “mamma Regione”, si trovano a confrontarsi con il mercato e con il problema del lavoro.”
Dopo due anni al governo del Molise, Frattura continua dunque da una parte a chiedere tempo, come se tutti coloro che sono senza lavoro potessero ancora aspettare, e dall’altro torna per l’ennesima volta a giustificare la sua poltiica del rigore “lacrime e sangue” con la quale cerca di evidentemente di raccogliere il consenso delle  imprese, a discapito dei lavoratori dipendenti. Le giustificazione del presidente e imprenditore Paolo Frattura sono semplicemente confutabili nel momento in cui si analizza la drammatica realtà della stragrande maggioranza delle imprese che operano in Molise: dall’edilizia all’artigianato, dal commercio all’agricoltura è un racconto quotidiano di sofferenza e di rabbia nei confronti della classe politica, che a chiacchiere impartisce lezioni di moralità pubblica ma nel concreto non sarebbe disposta ad investire di suo neppure un centesimo in favore della collettività.
La maggioranza al governo della Regione, che aveva promesso di rivoluzionare il Molise in nome della partecipazione, della solidarietà e della trasparenza,  in due anni ha tentato spudoratamente di aumentarsi le indennità e i privilegi e ha continuato sulla perfetta scia dei predecessori, in termini di elargizioni di consulenze esterne e di nomine politiche nei posti di vertice della Regione. Se davvero Frattura intende cambiare registro, sciolga immediatamente l’inutile carrozzone della società Autostrade del Molise Spa e spieghi i criteri e le modalità che hanno portato alle nomine nei consigli di amministrazione di Molise Acque, Arsiam, FinMolise, piuttosto che le nomine dei dirigenti dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile, Sviluppo Italia Molise, Esu e quelle dei commissari liquidatori delle Comunità Montane. Chiarisca anche perchè non intende abolire i vitalizi per gli ex consiglieri regionali.

Fino a quando Frattura non dirà la verità a queste domande, lo invitiamo a non dare giudizi nei confronti della stampa libera e di tutti coloro i quali manifestano sotto i palazzi del potere in nome della loro dignità e con la consapevolezza che per sopravvivere devono lavorare.

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