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mercoledì, Aprile 24, 2024

Caso “Blasi”. L’Amministrazione comunale di Mafalda risponde al Giornale del Molise

AttualitàCaso "Blasi". L'Amministrazione comunale di Mafalda risponde al Giornale del Molise

Pubblichiamo integralmente la nota ricevuta dall’Amministrazione comunale di Mafalda.

Grande indignazione in paese per le offese ricevute

Mafalda non ci sta

L’Amministrazione Comunale risponde ad un articolo denigratorio comparso su un giornale locale

Il caso del ragazzo di Mafalda finito su “Le Iene” è noto ormai quasi a tutti.

Come spesso accade, molti non perdono occasione per esprimere la propria opinione. Chi di mestiere fa il giornalista (e non il giornalaio) farebbe bene a misurare le proprie parole prima di gettare fango su un paese intero!!! Il riferimento è all’articolo intitolato “ Altra figura di cioccolato per il Molise. Dopo Sanità Lavoro Trasporti, il caso della finta Ilary Blasi nuda” comparso su ilgiornaledelmolise.it lo scorso 27 febbraio a firma del sig. Pasquale Di Bello.

Ebbene, Di Bello fa della demagogia spicciola paragonando una ragazzata a fatti ben più gravi accaduti nella nostra regione. Cosa peggiore, utilizza quest’episodio per denigrare gratuitamente Mafalda e i mafaldesi, dipingendoci come rozzi cafoni che vivono in un posto rimasto indietro di quarant’anni. Ma anche se fosse così, cosa ci sarebbe di male nell’essere un contadino che legge un giornale dal barbiere?!

Queste sono offese gravissime per le quali Mafalda e i mafaldesi meritano delle scuse!!!

Se Di Bello si fosse documentato, almeno un po’, avrebbe appreso che il nome Mafalda non viene dal famoso personaggio dei fumetti di J. Lavado ( un personaggio dallo spirito ribelle costantemente preoccupato per i problemi nel mondo: un personaggio di cui non ci si dovrebbe affatto vergognare!!), ma dalla Principessa Mafalda Di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III, deportata nel lager di Buchenwald dove morì nel 1944.

Se Di Bello avesse fatto come “Le Iene”, venendo a conoscerci direttamente, avrebbe capito che Mafalda non corrisponde alla sua descrizione e alla sua idea di paese retrogrado e che i mafaldesi sono persone in gamba, oneste, lavoratrici e capaci di comprendere e di capire che il fatto avvenuto è semplicemente una ragazzata e nulla di più!!

Se Di Bello venisse da un altro pianeta forse potremmo comprendere le sue parole, ma dal momento che è un molisano come noi ci stupiamo e ci irritiamo per il suo articolo che mette in cattiva luce Mafalda, i mafaldesi ed il Molise che è anche la “sua” terra.

Se Di Bello fosse un buon giornalista dovrebbe distinguere un piccolo fatto di cronaca di un Paese dai fatti importanti di una Regione.

Se Di Bello avesse onestà intellettuale ci chiederebbe formalmente scusa…

***

E’ davvero singolare come il pregiudizio e il campanilismo annebbino quel poco di buon senso che sarebbe bastato a comprendere il vero obiettivo dell’articolo, che non è né Mafalda né i mafaldesi, ma la censura di un episodio che ha coperto di ridicolo il Molise.

Sorprende che invece della condanna senza se e senza ma dell’episodio, si trovino delle attenuanti per definirlo una “ragazzata”. Il mondo descritto nel pezzo, fa riferimento a un Molise arcaico a cui appartengono singole persone e non comunità, singole figure che pur utilizzando mezzi all’avanguardia (come la rete e i social network) sono restati allo stile e al malcostume greve e volgare da caserma, che dovrebbe essere oggetto di generale biasimo.

Quanto a Mafalda, cartone animato, anche qui cadono le braccia. Il “cartone” (che nasce nel 1964) e che quindi nemmeno un lobotomizzato avrebbe confuso col nome del paese la cui origine tutti ben conoscono (ad ogni modo grazie per la lezione di storia) è stato citato nel pezzo per introdurre il personaggio della “ragazzata”, lui sì simile ad un fumetto. E’ lui l’unico che dovrebbe chiedere scusa, ai mafaldesi e ai Molisani. Siamo noti e ridicoli per mille questioni e collezioniamo figuracce a ripetizione, questa francamente potevamo evitarcela.

Ripeto e chiudo, nessuna offesa a Mafalda e ai mafaldesi intesi come comunità. Biasimo totale a chi ci ha coperti di ridicolo facendoci apparire come una bottega da barbiere.

PDB

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