Slitta il confronto, in Consiglio regionale, sulla sanità. Uno slittamento strategico per il governatore Paolo Frattura, chiamato a riferire, in aula, su quali siano le competenze della Regione in relazione al riordino della sanità. L’argomento era il primo punto all’ordine del giorno dei lavori dell’assemblea legislativa di palazzo Moffa. Ma l’assenza, anche questa strategica, del presidente della Regione, ha fatto in modo che il tema venisse accantonato. E così, un’aula semideserta, ha lavorato a ranghi ridotti. Ma fuori, davanti ai cancelli di palazzo Moffa, andava in scena l’ennesimo triste copione che si ripete, ormai, da mesi. C’era una delegazione dei lavoratori della Gam, senza lavoro e senza stipendi da tempo, toppo tempo.
Si sentono abbandonati dalle istituzioni. Ed ora chiedono al presidente Frattura chiarezza. Chiarezza su quello che sarà il loro destino lavorativo. Chiarezza su quello che sarà il destino della Gam e della filiera avicola molisana. La delusione per l’assenza del governatore ai lavori del Consiglio regionale era stampata nei visi, negli occhi di quei lavoratori. Che hanno poi chiesto di essere ricevuti dal presidente del Consiglio Niro.
Già, ma per sentirsi dire cosa? Cosa potrebbe dire o fare Niro? Nulla, se non ascoltare ancora una volta, i timori, la preoccupazione, la rabbia, anche quella, dei lavoratori. Ma oltre ad ascoltare, il presidente del Consiglio non può fare. Perché è tutto saldamente nelle mani dei governatore. I lavoratori ed i sindacati si riuniranno in assemblea nelle prossime ore.
“Il 23 febbraio Frattura dovrà dirci come stanno le cose, è l’ultima occasione, dopodichè ci mobiliteremo, organizzeremo un presidio permanente sotto la sede della Giunta regionale”, è la promessa dei dipendenti.
Ma alla disperazione dei lavoratori della Gam si è aggiunta anche quella dei dipendenti della biblioteca Albino. C’erano anche loro ad assistere ai lavori del Consiglio regionale. Una presenza silenziosa, la loro. Una presenza per ricordare alla politica che, nonostante le rassicurazioni fornite dal presidente Frattura, le lettere di licenziamento sono partite. Dunque i dipendenti delle due cooperative che gestivano i servizi della struttura sono tutti a casa.
E poco importa se la Regione aveva promesso il proprio intervento, se aveva assicurato che nessuno sarebbe stato lasciato solo. Il risultato è esattamente il contrario: la politica ha girato le spalle anche ai lavoratori della biblioteca Albino, dopo averle girate a quelli della Gam, di Esattorie e di tante altre aziende che hanno chiuso i battenti.
Un dramma che sembra non aver fine. Un dramma che solo chi lo vive sulla propria pelle può capire e comprendere fino in fondo. Di certo non gli inquilini di palazzo Moffa, che non sanno cosa voglia dire stentare per arrivare a fine mese o dover rinunciare a tutto per sopravvivere. Questo, loro, non sanno proprio cosa voglia dire.
Proprio no.