Dopo la presentazione al Parlamento europeo di Bruxelles, entra nella fase operativa Neurobiotech, l’ambizioso progetto ispirato dal Neuromed che punta alla creazione di un grande gruppo di lavoro che coinvolga il mondo della ricerca e dell’innovazione tecnologica, con l’obiettivo comune di progredire dal punto di vista scientifico e tecnologico nel campo delle neuroscienze e delle biotecnologie. A Pozzilli è stato lanciato il contratto di rete, che ha già riscosso l’interesse da parte di circa 50 aziende di livello nazionale. Ma questa idea è destinata a dare benefici anche alle piccole e medie imprese, comprese quelle locali, ha detto il professor Luigi Frati, direttore scientifico del Neuromed, durante l’incontro: “Stiamo cercando di coinvolgere vari soggetti, con l’obiettivo di andare in produzione, creando anche occupazione. Vogliamo promuovere benessere e innovazione. Questo progetto di respiro europeo, che ci vede capofila, riguarderà non solo la ricerca in quanto tale, ma anche la possibilità di ricaduta clinica e occupazionale. Ci stiamo provando”. Solo unendo i singoli sforzi, solo attraverso la condivisione di ricerche, innovazioni e conoscenze si possono centrare i grandi obiettivi. Tutti possono aderire a questo polo di ricerca e innovazione, ha precisato Emilia Belfiore, responsabile dell’ufficio ricerca e sviluppo del Neuromed: “Per essere competitivi sul mercato internazionale servono sicuramente due cose fondamentali: il network, ossia la rete con si va a lavorare, e i contenuti. La manifestazione di interesse sarà aperta fino al 31 marzo, almeno in questa fase costituente. In realtà sarà aperta sempre per tutti coloro che vogliono entrare in questa community e condividere attività progettuali”. Neurobiotech poggia su solide basi. Oltre al Neuromed, capofila del progetto, coinvolge infatti il Cnr, la Regione e le Università del Molise, La Sapienza e Tor Vergata. E può vantare di una coordinazione scientifica di assoluto prestigio, quella del professor Jacopo Meldolesi: “Un progetto di questo genere è ambizioso non soltanto perché vuole fare bene le cose, (che nel nostro Paese non sono così facili da fare), ma anche perché vuole farle diversamente rispetto a ciò che si è fatto finora. Noi abbiamo sempre la tendenza a porre delle barriere e dei confini rispetto a un’iniziativa. In questo caso, invece, l’atteggiamento è quello di volere ampliare i confini, offrire a tutti delle opportunità”.