La chiusura delle sale operatorie per consentire dei lavori urgenti sta creando molte preoccupazioni ad Agnone. Secondo molti cittadini sa di preavviso di smantellamento del Caracciolo, perché «l’impianto di climatizzazione è stato smontato da giorni – ha detto don Francesco Martino, responsabile della pastorale della salute della diocesi di Trivento – ma ancora si sta parlando di preventivi». Nonostante la disposizione del blocco dei ricoveri e restrizioni varie, il personale si sta impegnando al massimo per garantire le prestazioni, ma i problemi restano e riguardano anche altri servizi. «Capisco la necessità della Asrem di risparmiare – ha detto ancora don Francesco Martino – ma sarebbe più opportuno tagliare le spese inutili. Senza i servizi sanitari fondamentali, soprattutto nel periodo invernale si mette a rischio la salute dei cittadini altomolisani». Dal canto proprio il vice sindaco di agnone, Maurizio Cacciavillani, scrive su Facebook: «Non credo che ci sia un disegno premeditato della Regione», ma al tempo stesso dice che è il caso di «alzare la guardia per far sì che i lavori siano effettuati il prima possibile per evitare ulteriori disagi e soprattutto perdita dell’utenza». La pensa diversamente l’ex assessore Nunzia Zarlenga, che sempre su Facebook ha detto chiaro e tondo: «Un mese di manfrina e dei lavori urgenti neanche l’ombra. Ho tanto la sensazione che siamo di fronte ad una chiusura “elegante” dell’ospedale. Elegante per loro, ma per me subdola, viscida e criminale». Per questo dice al sindaco di Carosella di non perdere più tempo a scrivere a frattura, «ma di radunare tutti i sindaci dell’Altomolise e di andare di corsa a Campobasso e sbattere le fasce sul tavolo della Regione insieme ai pugni, se davvero si vogliono fare gli interessi del popolo». La zarlenga invita anche i comitati e cittadini alla mobilitazione immediata: «Non c’è più spazio per la gentilezza e l’educazione, non c’è spazio per carte e tribunali. Magari la perderemo questa guerra – ha concluso – ma sarà mille volte meglio che non averla combattuta».