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martedì, Aprile 23, 2024

Anno giudiziario, la lunghezza dei processi impedisce coesione sociale e ripresa economica

AttualitàAnno giudiziario, la lunghezza dei processi impedisce coesione sociale e ripresa economica

“La giustizia non è solo un diritto, è essenzialmente valore e prospettiva, ed è pertanto misuratore e indicatore di una ricchezza superiore: la moralità della comunità civile”. La frase di Mario Monti, inserita dal presidente della Corte d’Appello, Francesco Infantini, nella sua relazione per la cerimonia d’apertura dell’Anno giudiziario, che si è tenuta al convitto Mario Pagano di Campobasso, mette il dito nella piaga: la lunghezza dei processi, ormai arcinoto tallone d’Achille della macchina giudiziaria del Belpaese. Di anno in anno, di relazione in relazione, di giudice in giudice, la considerazione da fare è sempre la stessa: l’Italia non avrà mai la possibilità di ricostruire un tessuto sociale ed economico sempre più in crisi se permane la situazione attuale.

“Non possiamo più permetterci di essere collocati al terzultimo posto tra i ventisette Paesi per la lentezza della nostra Giustizia- ha detto Infantini- come è stata inserita l’Italia attraverso il commissario alla Giustizia dell’Unione europea, nell’ambito della presentazione della nuova Pagella della Giustizia, vale a dire di un elaborato questionario, che dovrebbe aiutare i governi a migliorare il lavoro dei magistrati”.
I motivo della lentezza della giustizia è stato più volte sottolineato, i principali sono la carenza di personale, amministrativo e togato, e una litigiosità tipicamente italiana che fa aumentare le cause civili e penali. Tentativi di snellire la pesante macchina ci sono stati negli anni, ha ricordato il presidente della Corte d’Appello, ma ancora non riescono a funzionare come si sperava: l’istituto della mediazione, che abbassa il numero di processi ma solo nel breve termine, gli uffici dei giudici di pace, che poi per mancanze di risorse vengono tagliati- è successo anche in Molise- il processo civile telematico.

“Un processo che abbia una durata irragionevole diviene un processo ingiusto e non un atto di giustizia- ha detto ancora Infantini- con una efficienza affievolita, che aggiunge al danno ricevuto dal cittadino un ulteriore danno, quello dell’ingiustizia, aggravandone le conseguenze”.

Ci sono state comunque novità normative interessanti, in campo civile e penale: vedi la revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione e la legge sulla semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari, le disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere o le misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria e l’istituzione della figura del garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Secondo i dati delle tre procure regionali nell’anno appena trascorso c’è stato un aumento dei reati di stalking, omicidio volontario, le frodi e i reati contro la pubblica amministrazione; in diminuzione rapine, usura, estorsione, furto in abitazione nel Campobassano, ma restano un problema nell’Isernino.
Infine il presidente Infantini ha rivolto il suo pensiero ai giovani magistrati con una frase da “Elogio dei giudici” di Piero Calamandrei, dopo che nel discorso iniziale aveva ricordato il giudice Giovanni Falcione, deceduto da poco, quale esempio di umanità e integrità e anticipando il suo pensionamento alla fine dell’anno.

“Il giudice che si abitua a rendere giustizia è come il sacerdote che si abitua a dire messa. Felice quel parroco di campagna che fino all’ultimo giorno prova il sacro turbamento della prima messa celebrata, così felice quel giudice che fino al giorno della fine della sua carriera riesce a sentire ancora lo stesso tremore provato al pronunciamento della sua prima sentenza, quando era pretore di prima nomina”. Mrt

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