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lunedì, Maggio 19, 2025

Isernia, in 16 davanti al Gup per lo Zuccherificio

AperturaIsernia, in 16 davanti al Gup per lo Zuccherificio

di ENZO DI GAETANO

Venerdì mattina, 19 dicembre, a Isernia, nell’aula del Gup Ruscito, udienza preliminare sul caso dello Zuccherificio del Molise, che vede coinvolti l’ex Governatore Iorio e l’ex assessore regionale Vitagliano per abuso d’ufficio e falso, l’ex dirigente regionale finito in carcere, Elvio Carugno, per falso materiale e falso ideologico, Domenico Porfido, ex presidente del consiglio di amministrazione, i fratelli Tesi e i revisori dei conti per aggiotaggio. Remo Perna e i suoi presunti prestanome per truffa aggravata e ricettazione. Un procedimento complesso che nasce da due distinti filoni che il pm Fabio Papa a suo tempo unificò.

Tempistica alla mano, è questa, coordinata da Fabio Papa, la prima vera inchiesta sul cosiddetto Sistema Iorio. I fatti risalgono al 2009, quando l’allora governo regionale presieduto da Michele Iorio puntò sull’imprenditore isernino, Remo Perna, per tentare il salvataggio dello Zuccherificio del Molise, già da quei tempi in crisi nera. La scelta di Perna fece discutere. Per Iorio, il Molise aveva trovato il suo Marchionne, per gli oppositori, non era altro che un errore madornale, a rischio di reati. In prima fila l’allora consigliere regionale, Massimo Romano, che con numerose esternazioni sull’operazione Perna, sollevò l’interesse della procura campobassana e in particolare di Fabio Papa che diede il via all’inchiesta conclusasi con le sedici richieste di rinvio a giudizio che portano la sua firma. Il procedimento è poi finito a Isernia perchè l’eccezione di uno dei difensori dimostrò che, se c’era stata una catena di reati, il primo sarebbe stato commesso proprio a Isernia, con l’erogazione di fondi regionali in favore di due società di Remo Perna. Quest’ultimo, secondo Papa, con quei soldi avrebbe comprato le quote dello Zuccherificio di proprietà di Tesi. Davanti al Gup, la pubblica accusa sarà rappresentata dalla procura pentra, ma l’impianto accusatorio è tutto frutto del lavoro inquisitorio fatto da Fabio Papa. Una sfilza di accuse, più o meno pesanti: dal falso ideologico e materiale, all’abuso d’ufficio, aggiotaggio, truffa aggravata e ricettazione. Accuse diverse, che per Fabio Papa disegnavano però un medesimo “piano criminoso”. In prima linea, tra gli indagati di spicco, ci sono l’ex presidente della Regione Molise Michele Iorio, l’ex assessore alla Programmazione Gianfranco Vitagliano, l’imprenditore isernino Remo Perna. A quest’ultimo è stata contestata la truffa perché, nella ricostruzione della Procura, avrebbe percepito contributi pubblici per altre aziende, serviti in realtà a pagare l’acquisto dello stabilimento saccarifero. Oltre a Perna figurano sull’elenco degli indagati i suoi uomini più fidati, che gli inquirenti ritengono prestanome: Romano Deni, Vittorio Testa, Antonio Mucciardi ed Elvio Carugno, il dirigente delle Attività Industriali della Regione Molise arrestato per truffa e peculato per un’altra inchiesta. Accusati di aggiotaggio sono invece Domenico Porfido, che all’epoca dei fatti (tra il 2008 e il 2010) era il presidente del Consiglio di Amministrazione dello Zuccherificio, i fratelli Franco e Luigi Tesi, che rappresentavano il socio privato, Gabriele La Palombara, Stefano Benatti e Gino Vignone, consiglieri d’amministrazione, e i revisori contabili: dell’epoca, Umberto Vaccarella, Franco D’Abbate e Paolo Verì. Remo Perna dal canto suo, aveva ricostruito la sua verità dei fatti annunciando un’azione giudiziaria per chiedere il risarcimento proprio ai vertici della Regione che, a suo dire, lo avevano truffato: «Mi hanno ingannato nascondendomi la reale situazione patrimoniale dello Zuccherificio. E ora voglio i danni: 5 milioni e mezzo di euro, quello che ho perso per colpa del loro raggiro».

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