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giovedì, Aprile 25, 2024

Biomasse, Confindustria come Frattura: il Matese rifiuta lo sviluppo. Meglio chiudere il nucleo industriale di Bojano

AperturaBiomasse, Confindustria come Frattura: il Matese rifiuta lo sviluppo. Meglio chiudere il nucleo industriale di Bojano

di ANNA MARIA DI MATTEO

Politici, amministratori locali, associazioni ambientaliste, sindacati,   medici, semplici cittadini.Tutti contro le biomasse del Matese. Tutti pronti a difendere il territorio e la salute pubblica dai due impianti previsti a Campochiaro e San Polo Matese.

Un coro di no dal quale si dissocia il presidente di Confindustria Molise, Mauro Natale che, non condividendo la levata di scudi dell’opinione pubblica contro le centrali, propone, addirittura,  la chiusura del Consorzio industriale di Bojano. E spiega anche la motivazione di questa sua posizione del tutto fuori luogo, ad essere sinceri. “L’area matesina rifiuta lo sviluppo industriale –  dichiara – a meno che non si tratti di aziende partecipate dalla Regione, per le quali –aggiunge – c’è il sostegno di tutte le parti politiche, impegnate da sempre a mantenerle per ovvi motivi clientelari”.

Insomma, secondo Mauro Natale, il Matese, una delle zone più belle del Molise se non dell’intero Paese, a forte vocazione turistica, dovrebbe rinunciare ad u no sviluppo ecosostenibile, con produzioni agroalimentari di qualità e di nicchia per lasciare spazio addirittura a due impianti a biomasse.

Una posizione che ricalca in pieno quella espressa dal presidente della Regione, Paolo Frattura che qualche giorno fa, uscendo allo scoperto sulle manifestazioni di piazza e sul presidio tutt’ora attivo a Campochiaro, aveva in sostanza detto: .. poi non lamentiamoci se nel Molise non c’è lavoro… come se le due centrali fossero fonte di occupazione… Nulla di tutto questo perché, a fronte di qualche nuovo posto di lavoro, se ne perderebbero decine e decine con la chiusura delle aziende agroalimentari presenti nella zona che sarebbero costrette a chiudere i battenti.

E’ dunque questo il modello di sviluppo che la Regione e gli Industriali pensano per l’area del Matese?

A quanto pare sì.

Ma Natale non si limita a criticare quanti, oggi, stanno lottando per difendere il territorio dalle biomasse. Addirittura tira fuori una vicenda che risale agli anni Novanta. Riguardava  l’impianto per il trattamento di rifiuti industriali dell’azienda De Vizia, un progetto da 65 miliardi delle vecchie lire e che, anche allora, sarebbe dovuto sorgere più o meno nella stessa zona. L’iniziativa imprenditoriale non fu mai realizzata anche in quel caso grazie alla mobilitazione popolare.

“La comunità del Matese , mentre allora alzò le barricate contro un’azienda che avrebbe potuto favorire lo sviluppo industriale dell’area – ricorda – nulla disse nei confronti  di una tinto stamperia tessile che produceva rifiuti di ben altro genere , che in contemporanea si insediava nella zona. Azienda sulla quale confluirono ingenti risorse pubbliche regionali ma che dopo pochi anni è fallita”, chiude Mauro Natale.

Ma oggi le cose sono diverse, rispetto agli anni Novanta: è cambiata la mentalità, l’approccio sui temi legati all’ambiente, alla salute. Oggi c’è la consapevolezza che un ambiente sano e incontaminato può rappresentare la chiave di svolta per l’economia e soprattutto per la salute pubblica.

Con questa consapevolezza i cittadini del Matese si stanno battendo. Con questa consapevolezza le mamme si stanno appellando a tutte le istituzioni, rivolgendo il loro grido disperato persino a papa Francesco.

Una consapevolezza che si scontra, inevitabilmente, con gli interessi di pochi, con la fredda e spietata logica del guadagno. Sulla pelle della gente, a discapito dell’ambiente, già duramente attaccato e compromesso.

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