Dopo la scoperta del dente da latte risalente a 600mila anni fa, gli scavi sul sito archeologico della Pineta di Isernia riprendono con maggiore entusiasmo e qualche arma in più. Per avere un quadro più completo dell’area, si è infatti deciso di impiegare anche le ultime e più sofisticate tecnologie. Sul giacimento del Paleolitico volerà un drone, un mini elicottero che permetterà di ottenere una ricognizione territoriale dall’alto più dettagliata rispetto a quelle fatte in passato. Manovrando il mini drone da terra, si avrà la possibilità di ricreare un rilievo tridimensionale dell’archeosuperficie (attualmente in fase di scavo) e di fornire non solo informazioni a fini divulgativi e scientifici – comprese le navigazioni virtuali del sito – ma anche di ottenere importanti informazioni sulla distribuzione dei reperti. E – perché no? – trovare magari nuovi spunti per individuare altre tracce di essere umani, che vadano oltre quel pur importante dente da latte che in qualche modo conferma la presenza di insediamenti dell’uomo da queste parti. Il rilievo fotografico dell’archeosuperficie sarà eseguito dalla divisione droni del laboratorio ad alta tecnologia dell’Università di Ferrara, in collaborazione con il laboratorio di ricerche geografiche dell’Università europea di Roma. Le tecnologie impiegate permetteranno di registrare immagini e scatti fotografici ad altissima risoluzione, il tutto nella massima sicurezza. Non va dimenticato, infatti, che agli inizi degli anni ’90, proprio durante una ricognizione aerea sul sito Paleolitico persero la vita tre giovani archeologi – Corinne Crovetto, Martino Ferrari e Fabio Vianello – e l’imprenditore isernino Mario Marcucci.