“La testimonianza della carità è la via maestra dell’evangelizzazione. In questo la Chiesa è sempre stata in prima linea. In questo modo, la comunità cristiana cerca di infondere quel supplemento d’anima che consente di guardare oltre e di sperare. E’ quello che anche voi, cari fratelli e sorelle di questa Diocesi, state facendo con generosità, sostenuti dallo zelo pastorale del vostro vescovo. Vi incoraggio tutti a perseverare su questa strada.C’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alla disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti. Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario. E’ necessario porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi, anche se legittimi, sono secondari”.
Questo il passaggio più significativo dell’omelia di Papa Francesco durante la celebrazione della Santa Messa all’ex stadio Romagnoli. La dignità della persona al di sopra di ogni cosa, il valore della solidarietà, dell’accoglienza, della fratellanza. Temi di strettissima attualità, problematiche che toccano da vicino una terra, il Molise, troppo spesso dimenticata.
Un monito rivolto alle istituzioni ed al mondo imprenditoriale: combattere con coraggio “la piaga della disoccupazione”. E poi l’esortazione ai fedeli: “Non siate tristi, la tristezza è pericolosa perché ci butta giù”.
Il messaggio accorato e paterno di Papa Bergoglio ha commosso ed emozionato la folla, circa 30 mila persone radunate per accogliere il Papa sudamericano amato da tutti, adulti e bambini, credenti ed atei. Il Papa che unisce tutti, che parla alla gente, agli ultimi, ai disagiati, ai poveri.
“Il Signore ci libera da ambizioni e rivalità, che minano l’unità e la comunione. Ci libera dalla sfiducia, dalla tristezza, dalla paura, dal vuoto interiore, dall’isolamento, dai rimpianti, dalle lamentele”. Un appello a sfuggire al “grigiore della vita”, invito lanciato anche dall’arcivescovo di Campobasso, mons. GianCarlo Maria Bregantini, nel saluto conclusivo al Santo Padre.