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giovedì, Ottobre 2, 2025

Battista Marello: la sua statua dell’evangelista Giovanni benedetta dal Papa

EditorialiBattista Marello: la sua statua dell'evangelista Giovanni benedetta dal Papa

di NADIA VERDILE

E’ di bronzo, alta tre metri, raffigura Giovanni, l’evangelista. Sabato mattina a Isernia papa Francesco la benedirà prima che parta per la Turchia, per essere collocata nella cattedrale di Smirne da pochi mesi riaperta al culto. L’artista che l’ha realizzata è Battista Marello, parroco di San Leucio, frazione borbonica di Caserta che ha sue opere bronzee in tutta Italia. L’idea fu dell’allora vescovo di Isernia, Salvatore Visco, oggi alla guida della diocesi di Capua. Perché Smirne, perché la Turchia? «La cattedrale di San Giovanni a Smirne – spiega l’artista–parroco Marello – è la sede dell’arcidiocesi. Dagli anni ‘60 la cattedrale era chiusa al culto pubblico e riservata ai soldati statunitensi di stanza in città. Solo nel 2013 fu riaperta per la preghiera, era il 29 settembre. Io c’ero. Durante la visita del vescovo Visco alla missione turca, nacque l’idea di coinvolgere la diocesi isernina in un dono imperituro come segno di condivisione e sostegno, nel nome dell’evangelista. Il presule pensò a me. E’ stata un’esperienza intensa e ne porto dentro tutta l’emozione». La posa della prima pietra della Cattedrale che ospiterà l’imponente statua risale al 1862, la costruzione fu fatta con le donazioni del sultano ottomano Abdul Aziz e dei cristiani di Lione, in Francia, in virtù del legame con i missionari che da Smirne avevano evangelizzato Lione nel II secolo. Nel 1922 la cattedrale, come tutta la città, fu avvolta dalle fiamme durante la guerra greco-turca. I danni furono ingentissimi. «Si tratta – continua Marello – della più imponente chiesa ancora officiata della Turchia asiatica e il luogo di culto cattolico più importante, in quanto sede del metropolita. Soprattutto, però, la sua riapertura pone l’accento sulla singolare storia vissuta dalla comunità ecclesiale di Smirne. La mia opera vuole essere un segno di presenza della nostra Chiesa, ma anche un’apertura, un gesto di amicizia. Le radici della comunità cristiana locale affondano nell’età degli apostoli e dei padri della Chiesa. Quella di monsignor Visco e di quanti hanno fortemente voluto quest’opera è testimonianza del sostegno e della vicinanza della Chiesa italiana all’arcivescovo di Izmir (un tempo Smirne), Ruggero Franceschini, e alla piccola comunità cristiana, martire e in diaspora, che vive in Turchia». La statua bronzea di Battista Marello ricorda l’amicizia e l’attenzione dei cristiani isernini e italiani per quella che fu tra le prime Chiese e che oggi vive la fede con grande intensità, nonostante i pochi fedeli. Fu proprio in questa parte della Turchia che Giovanni l’evangelista (a cui è dedicata l’opera del parroco – artista casertano) fondò diverse comunità cristiane che redassero sotto i suoi insegnamenti il Quarto libro dei Vangeli, quello che porta il suo nome. Un’aquila e un libro aperto sulla prima pagine dell’Apocalisse, con parole scritte in turco, accompagnano la scultura che porta il suo nome. I cristiani, in questa parte della Turchia, sono lo 0,6%. Intanto, sono in corso da qualche tempo le trattative col governo di Ankara per la restituzione dei beni ecclesiastici confiscati alla Chiesa cattolica nel corso degli anni. Si tratta di oltre 400 edifici, tutti da ristrutturare, tra cui chiese, scuole, cimiteri, orfanotrofi, cappelle di istituti privati. Il grande sviluppo economico della nazione e la conseguente mobilità sociale attirano in Turchia lavoratori dalla Germania, dalla Russia, dalla Polonia, dall’Africa, cosi i cristiani presenti sul territorio si rivolgono alla Chiesa cattolica. «La comunità cattolica dell’Anatolia – aggiunge Marello – è stata di recente ferita dall’assassinio di due sacerdoti: don Andrea Santoro e il Vescovo Luigi Padovese. Due casi oscuri e non dimenticati, in cui entrano in gioco intolleranze religiose, ma anche interessi ideologici e politici. Ma la Chiesa cattolica, qui presente da ben duemila anni, va avanti, con coraggio e portando e vivendo speranza».

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