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martedì, Maggio 7, 2024

Molise Acque, il collegio dei revisori dei conti è illegittimo ma continua a operare nel silenzio generale

AperturaMolise Acque, il collegio dei revisori dei conti è illegittimo ma continua a operare nel silenzio generale

Michele Mignogna

Nonostante i proclami di Frattura e Ciocca su Molise Acque, sul ripristino della legalità in questo ente, come spesso dichiara il consigliere comunista che ha anche un rappresentante nel consiglio di amministrazione, c’è un organismo, forse tra i più importanti dell’ente, il collegio dei revisori dei conti, quello che controlla conti e spese che a oggi è illegittimo e opera nella più totale illegalità, tre soggetti che senza nessuna nomina continuano a controllare i conti di uno degli enti più importanti di questa regione, con l’avallo, come si diceva del Presidente Frattura e del consigliere Ciocca, che su Molise Acque e sulla Protezione Civile ha fondato la ragione del suo mandato elettorale, ma andiamo con ordine e vediamo come si è arrivati a questa situazione.

 

Nel dicembre del 2010 il consiglio regionale nomina il dottor Antonio Digati, commercialista di Termoli, il ragioniere Giuseppe Chiappini e il dottor Antonio Palazzo, revisori dei conti dell’azienda che gestisce le acque pubbliche molisane, la troika si insedia nel marzo del 2011 e avrebbe avuto durata quinquennale. I tre sono stati nominati in base alla legge regionale numero 16 del 2002 che dispone all’articolo 5 “Scadenza e ricostituzione degli organi regionali. Gli organi di amministrazione attiva, consultiva e di controllo di enti, istituti e aziende dipendenti dalla Regione e gli organi e organismi comunque regolati dalla legge regionale, (come in questo caso) svolgono le loro funzioni sino al novantesimo giorno successivo alla prima seduta del Consiglio regionale ricostituito a seguito di nuove elezioni”. Purtroppo nel febbraio del 2013 si torna a votare per i motivi noti a tutti, e il nuovo consiglio regionale ricostituito si tenne il 2 aprile del 2013, in base alla legge citata il collegio dei revisori poteva rimanere in carica e nel pieno delle sue funzioni fino al 3 luglio del 2013, dopo di che o doveva intervenire una sorta di proroga, ma se non è stata fatta, evidentemente non si poteva fare, oppure doveva intervenire una nuova nomina mai effettuata. Allora cosa ci fanno questi tre signori, evidentemente a titolo personale e pagati lautamente con i soldi dei molisani dai 13 ai 15 mila euro l’anno, nonostante i proclami e le prese per i fondelli sul risparmio messe in giro da qualche consigliere regionale, quando i tre revisori non solo sono decaduti da un anno, ma continuano a lavorare senza proroga senza nomina e con i nostri soldi? E chi deve intervenire perché non lo fa? Forse per non dar fastidio ai manovratori? Un esempio può essere l’assunzione di ventidue unità lavorative appena il consiglio regionale ha deciso che il direttore generale, Giorgio Marone, doveva andar via prima della scadenza del contratto, e che comunque si è dichiarato sempre contrario, per motivi economici, a queste assunzioni, in questo particolare momento.

Il fatto che il collegio non poteva più operare è certificato anche da una fitta corrispondenza tra l’allora direttore generale Marone, il neo presidente del c.d.A., Piero Neri, e alcuni consiglieri di amministrazione, qui è bene specificare alcune cose che approfondiremo in seguito. In un’azienda a totale capitale pubblico come Molise Acque, sono ben separate le funzioni del c.d.A. e del direttore generale,  per cui,chi doveva prendere atto immediatamente della decadenza del collegio dei revisori doveva essere il presidente del cda, che avrebbe avuto il dovere di segnalare alla regione l’anomalia, di pari passo, il dg, non ha tenuto in nessun conto le funzioni del collegio ormai decaduto.

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