Da Emilio Izzo, segretario regionale della Uilbac, riceviamo e pubblichiamo una riflessione sulla vicenda del direttore di Telemolise, Manuela Petescia, che non è stata ricevuta dal procuratore D’Alterio: “Qualche tempo fa, non molto, un giornalista locale organizzava un convegno presso l’ITIS di Isernia. Ricordo che ad un certo punto, praticamente alla fine, D’Alterio chiosò guardando negli occhi del pubblico intervenuto, dicendo che era giunto il momento di essere cittadini consapevoli, collaborativi, coraggiosi, che non può esserci completa giustizia se questa viene delegata completamente agli organi competenti, che senza la collaborazione di tutti non si va da nessuna parte. Il discorso chiosava con l’incitazione ai presenti ad abbandonare le esitazioni, ad avvicinarsi alle attività di indagine, a confidare fatti ed episodi, a rivolgersi tranquillamente agli uffici aperti al cittadino, per fare in modo che ognuno di noi sia artefice di sicurezza e giustizia, così insieme possiamo farcela! Mi sono detto: questo sì che è parlare! Subito mi sono messo a disposizione del procuratore di Campobasso, al fine di organizzare un incontro sull’intensa attività dell’eolico in regione, sui possibili risvolti malavitosi, sulle minacce, ricevendone un: ”se ne può parlare, le farò sapere”! Sto ancora aspettando, mentre le minacce sono andate avanti, l’eolico prolifera, gli affaristi si sfregano le mani, il paesaggio soffre e nessuna novità dal palazzaccio sulle nostre denunce è dato sapere a distanza di anni! Va bene, mi sono detto nel frattempo, ho sempre dichiarato in fin dei conti che non credo nell’attività giudiziaria, viviamo una società troppo sbilanciata sui poteri forti, vado avanti come credo e come posso, i posteri giudicheranno. Però, se difficilmente intervengo per fatti che mi coinvolgono direttamente, salvo che questi non coincidano con situazioni di bene pubblico e collettivo, come si può rimanere in silenzio difronte a fatti come a quelli accaduti alla direttrice dell’emittente televisiva di Telemolise, Petescia (con la quale ho contatti praticamente inesistenti e quindi non ho conflitti di interesse!), portatasi senza indugio sulla porta del procuratore D’Alterio per essere ascoltata su fatti importanti che coinvolgerebbero persone nient’affatto sconosciute e lasciata fuori senza nemmeno un “le farò sapere” di Izzo memoria?! Sarebbe questa la richiesta di collaborazione rivolta ai cittadini? Del resto, non si deve per forza credere a ciò che viene confidato. Si ascolta, si confuta e poi si agisce di conseguenza, anche contro chi denuncia, non sarebbe la prima volta! Anzi! Invece no, il procuratore integerrimo ha “rinnegato” quanto dichiarato pubblicamente tempo fa! Bene, allora per l’ennesima volta la domanda sorge spontanea: dobbiamo fidarci, dobbiamo collaborare, dobbiamo credere in una giustizia libera, democratica, costituzionale, aperta, sincera, rispettosa, collaborativa, giusta, oppure rimanere della convinzione che al potente di turno, chiunque esso sia, vada garantita una sorta di immunità non scritta?! A quale procuratore dobbiamo credere, al dottor Jekill o mister Hyde?! Noi preferiamo il primo, del secondo abbiamo fin troppi esempi storici, noi vogliamo un presente ed un futuro migliore, un presente e un futuro che possa fare tesoro degli errori del passato, di procuratori, nel caso di specie, che ci facciano riconquistare fiducia nell’apparato. Siamo convinti che si può! Non bevo alcoolici, non fumo, non mi faccio di sostanze allucinogene (lo dico per eventuali altri possibili e immotivati controlli!), devo essere sempre presente a me stesso, alle mie certezze, alla mia sete di giustizia, ci metto sempre la faccia con nome e cognome, rispetto tutti e chiedo la stessa cosa nei miei confronti, principalmente nei confronti degli altri. Rispetto e non gioco delle tre carte, se non si ha nulla da nascondere, con pulizia andiamo avanti, ascoltiamo come dichiarato chi ha qualcosa da dire, diamo speranze ai cittadini, premiamo con atti chi si mette in gioco per il bene della collettività, oppure si troverà il modo e il tempo per ricordarlo, sui luoghi, come già accaduto. Che piaccia o no!”.