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venerdì, Aprile 19, 2024

Il pentito Bonaventura a Don Ciotti: “Mi aiuti a farmi trasferire all’Estero”

AttualitàIl pentito Bonaventura a Don Ciotti: "Mi aiuti a farmi trasferire all'Estero"

A Termoli ci è arrivato quasi sette anni fa. Doveva vivere sotto copertura, protetto dallo Stato insieme a sua moglie e ai suoi due bambini. Ma la copertura è saltata già da un pezzo e Luigi Bonaventura, ex boss della ‘ndrangheta calabrese, da tempo ormai ha intrapreso una battaglia per chiedere il rispetto delle leggi in vigore, per chiedere quella protezione che gli avevano assicurato da quando è diventato collaboratore di giustizia. In questi anni non ha mai smesso di aiutare i magistrati da cui è considerato molto attendibile, girando le procure di mezza Italia, facendo arrestare numerosi affiliati alla ‘ndrangheta. Ora, però ha paura per la sua famiglia, visto che è stato diverse volte minacciato. Otto mesi fa il servizio centrale ha riconosciuto come legittimi e fondati tutti i suoi timori e ha disposto il trasferimento all’estero in una località sicura. Ma è ancora tutto fermo, manca un accordo bilaterale tra l’Italia e lo Stato in cui dovrà trasferirsi e intanto il tempo passa. Di recente ha scritto al vescovo Gianfranco De Luca e ha fatto un appello a papa Francesco sulla rivista religiosa ‘Credere’. Oggi il suo appello invece lo rivolge a Don Ciotti, che lotta contro la mafia da sempre, e che domani sarà a Termoli per un convegno. “Faccio un appello a Don Ciotti perché mi aiuti a sbloccare questa situazione in modo da portare la mia famiglia al sicuro. Ho scritto anche al vescovo De Luca e ho fatto un appello al papa, chiedendo conforto a quella chiesa che invoca la conversione e il pentimento. Io non mi pento di essere diventato collaboratore di giustizia però ti annientano i diritti, la vita”.

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