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giovedì, Aprile 18, 2024

Adelchi Battista: una lettera (a Paolo Frattura) per la memoria

AperturaAdelchi Battista: una lettera (a Paolo Frattura) per la memoria

Riprendiamo dalla pagina Facebook dello scrittore Adelchi Battista una lettera aperta al governatore Paolo di Laura Frattura.

Caro Paolo Di Laura Frattura,

dopo lunghi giorni di approfondimento, di pena e di lavoro improbo per cercare di far combaciare ogni singolo pezzo di questa storia lunga e complicata, ho deciso di scriverla e di scriverti, per farti capire che non ho nessuna voglia di farmi nemici, né di farmi pubblicità, ma solo di aiutarti, perché tu, se non l’hai ancora capito, hai bisogno di aiuto. Quanto ti scriverò è molto lungo, complesso, ingarbugliato, e se il lettore medio mollerà prima del tempo è solo perché certi discorsi non sono più di moda: l’informazione vera, completa, il quadro generale, il pensiero lungo hanno ormai fatto il loro tempo, perciò perderemo lungo la strada parecchia gente: deve essere per questo che nessuno dei miei amici scrittori, giornalisti, avvocati, magistrati, amministratori, intellettuali, che si dicano di sinistra, di centro o di destra, che scrivano sui giornali nazionali o locali, che siano in regione o fuori, ha mai avuto la possibilità o la capacità, o anche solo la voglia di raccontare questa storia, ma anche perché c’è da giocarsi tutto: le amicizie, i contatti, le clientele, gli aiuti economici e politici. E così, raccogliendo il coraggio a due mani, e con il coraggio la montagna letterale di documenti, prove, scartoffie e testimonianze, ci provo io, che sono amico di tutti quanti, e quindi di nessuno; più di tutti però sono amico tuo, caro Paolo, e vorrei che tu arrivassi sano e salvo alla fine della legislatura, visto che stai facendo di tutto, proprio di tutto, per non tagliare questo traguardo.
Ma andiamo per ordine.

La storia incomincia ormai ben 7 anni fa, nel lontano 2007, quando un incendio di vaste proporzioni sconvolse l’agro di Campomarino. Te lo ricordi quell’incendio, Paolo? Allora eri il Presidente della Camera di Commercio di Campobasso e avevi già perso un paio di elezioni regionali con Forza Italia. Subito dopo quell’incendio, la Protezione Civile, nel tentativo di monitorare meglio la situazione, occupò d’imperio i ripetitori del basso Molise appartenenti all’emittente Telemolise. Era una presa di possesso, dettata evidentemente da un’urgenza pubblica. Nei mesi successivi, quando ormai l’emergenza era finita, la Protezione Civile continuò però ad utilizzare quei ripetitori, facendo scadere pesantemente il segnale dell’emittente nella zona. A quel punto, Lelio Pallante, l’editore, tentò in vari modi di venire a capo della questione. Secondo lui la Protezione Civile usava la corrente elettrica, le telecamere e il segnale portante dell’emittente, senza che Telemolise potesse percepire un solo euro per quello che in realtà era un vero e proprio servizio pubblico. Alla fine, dopo diversi mesi, e dopo la morte di Lelio, la Protezione Civile scese a patti: si formalizzò un contratto con Telemolise, contratto che non riconosceva nessun danno all’emittente e non pagava nessun affitto per il pregresso, e la cosa finì lì.

Molto tempo più tardi, le emittenti locali concorrenti, una delle quali fa capo a quello che dovrebbe essere un tuo oppositore, ma che ormai con le larghe intese fa parte a pieno titolo del tuo governo, ovvero quel potente eurodeputato assenteista di Venafro, presentarono denuncia perché, secondo loro, Telemolise aveva chiuso un accordo con la Protezione Civile senza alcuna asta pubblica, e anche loro (i concorrenti) avevano dei ripetitori nella zona, e anche se non li avevano li potevano installare in poco tempo e a prezzi concorrenziali. Sulla base delle denunce, il PM Nicola D’Angelo indagò attraverso la Digos a carico di Quintino Pallante, per concorso in abuso d’ufficio. Venne fuori che le emittenti non avevano i ripetitori, che non potevano allestirli in 15 giorni a prezzi concorrenziali, che non era vero che la Protezione Civile usasse nelle altre regioni i ripetitori della Rai gratuitamente.
Ci fu uno stralcio di quella inchiesta che finì nelle mani del sostituto procuratore Fabio Papa, il quale, nel corso delle indagini e in modo fortuito, conobbe il direttore di Telemolise. La nascita di quell’amicizia lo indusse immediatamente a farsi da parte nello svolgimento dell’inchiesta: non voleva che il suo giudizio fosse influenzato. Il fascicolo tornò di nuovo nelle mani di D’Angelo, che comunque archiviò l’inchiesta.

Forse quanto ho detto fino ad ora non lo ricordavi perfettamente. Ma di certo ricorderai che nel 2008 accadde anche qualcosa d’altro. Una società denominata Bio.Com, di cui tu possedevi l’80%, venne finanziata con 265.000 euro dalla Regione Molise, per la costruzione di un impianto per la produzione di biodiesel nella zona di Termoli. Il comune di Termoli non diede l’autorizzazione alla costruzione. Due anni dopo, non avendo visto alcuna centrale, la Regione revocò il contributo per scadenza del bando e ti impose di restituire il denaro. La Bio.Com fece ricorso al TAR nel 2011 e il TAR le diede ragione. Giustamente, dicevi tu, abbiamo avuto il finanziamento, ma se il comune non ci dà i permessi per fare l’impianto sul nostro terreno, che colpa abbiamo noi? La regione ricorse di nuovo e aspettiamo ancora la deliberazione del Consiglio di Stato. Subito dopo quel ricorso al TAR, correggimi se sbaglio, hai passato le tue quote di Bio.Com al marito di Mariolga Mogavero, il tuo capo di gabinetto, in via del tutto gratuita. Cioè gliele hai regalate, e poi ti sei candidato alle elezioni regionali contro Iorio. Come vorrei essere tuo amico più stretto anche io, se le persone così vicine a te possono godere di cotanta munificenza! In ogni modo: ad ottobre del 2011 la Bio.Com venne messa in liquidazione, e di quei soldi pubblici, correggimi se sbaglio, non abbiamo più saputo nulla. La Procura di Campobasso, perciò, aprì un’inchiesta.

Ci fu quella tremenda notte del 2011 quando sembrava vicina la vittoria, un voto sull’altro, una notte in cui la frequenza cardiaca fibrillò più volte: ci fu l’annullamento del voto del 2011, ci fu un altro anno di governo Iorio, quindi nuove elezioni all’inizio del 2013, dopo le quali Iorio perse il governo e tu, tu solo, il grande Paolo, diventasti il nuovo Presidente della Regione. Non ti sto a raccontare le speranze che i molisani nutrivano nel momento in cui finalmente prendesti possesso del grande studio di via Genova. Era l’inizio del nuovo corso, la nuova politica, una spinta fenomenale verso la crescita, la rinascita di un territorio martoriato. Bada, Paolo, il mio non è sarcasmo, io ho sostenuto una campagna elettorale contro di te, contro quelli che ti hanno messo nella posizione di candidarti, ovvero il senatore e il deputato del Partito Democratico che oggi sono a Roma, e perciò sarei anche nella posizione di approfittare politicamente di tutto quello che è successo dopo. Ma siccome io sono un uomo di sinistra da quando sono nato, e mai e poi mai ho cambiato la mia visione del mondo, ho creduto davvero che tu, nonostante i guai in cui ti eri cacciato, guai di partito, guai di alleanze, di persone, di assessori, di galoppini, di intellettuali e giornalisti a libro paga, di clienti invischianti e problemi di ogni genere, ho creduto davvero che potessi imprimere una vera accelerazione alla Regione, un vero vento nuovo e diverso, perciò in cuor mio, anche se da oppositore, credevo in te, Paolo. Ma andiamo avanti.
Nel nuovo consiglio regionale venne eletto con il simbolo di Costruire Democrazia Filippo Monaco. Ora, Costruire Democrazia aveva fatto firmare ai suoi candidati (lo firmai anche io, perciò lo so) un documento, il 31 gennaio del 2013, in cui si diceva che questi candidati avrebbero immediatamente ridotto il proprio stipendio del 50%. Filippo Monaco non l’ha mai fatto e Costruire Democrazia lo ha espulso. Perché ti sto dicendo questo? Solo un appunto, ci serve per inquadrare la persona, tutto qui. Proseguiamo.

I primi sei mesi della legislatura sono passati tentando di comporre le liti delle persone che ti sei messo accanto, le quali, è vero, portano molti voti, e di conseguenza, nella miope visione molisana, sono molto importanti. Hai tentato in ogni modo di far quadrare il cerchio, per inventarti un nuovo assessore. Un assessore alla qualunque, non importa di cosa si occupasse, bastava trovare un posto di potere a ‘quelli di Venafro’ perché pesavano, pesavano tanto, e ogni giorno ti rompevano i cosiddetti. Lo capisco. Ma mentre tu eri preso in queste beghe da villaggio iperprovinciale, un magistrato di nome Fabio Papa portava a compimento altre indagini: quella sulla vicenda Termoli Jet, per esempio, che portava alla sbarra mezzo governo regionale precedente al tuo, incluso il Presidente Iorio. Una indagine poi caduta in prescrizione. Ma Papa indagava anche sulla Bain e Co., sempre contro Iorio, finita con la condanna che impedisce oggi allo stesso Iorio di sedere in consiglio regionale. E siccome Papa è un magistrato tosto, che lavora sodo, si era messo ad indagare persino sull’indebito allargamento del cratere sismico all’intera provincia di Campobasso; quest’ultima, caro Paolo, era un’inchiesta che avrebbe forse portato di nuovo alla condanna di Iorio per abuso d’ufficio, se non fosse stata stoppata dal procuratore capo di Campobasso, il dottor D’Alterio, il quale, dopo aver controfirmato il rinvio a giudizio, chiese in aula il non luogo a procedere perché il fatto non costituiva reato. Ma a te non pare strano, caro Paolo, che il dottor D’Alterio aveva rinviato a giudizio Iorio per un fatto che non costituiva reato? Io non le so queste cose, non me ne intendo, però mi pare veramente strano, come dire… un Mistero Glorioso.

Nel luglio 2013 finiva su tutti i giornali del Molise, e non solo del Molise, un generale della Finanza, anzi, il capo della Finanza regionale: il generale Verdolotti. Aveva appena indagato sui fondi ai gruppi consiliari. A giugno aveva fatto un blitz a Palazzo Moffa, e aveva ipotizzato reati che andavano dal peculato all’appropriazione indebita. Tutto il fascicolo era passato nelle mani della magistratura, per la precisione in quelle del magistrato Nicola D’Angelo. Subito dopo, ad agosto, Verdolotti lasciava il posto, salutato da tutti voi amministratori con grandi manifestazioni di cortesia, per altri luoghi.

Intanto però altre cose venivano al pettine. In campagna elettorale avevi promesso una legge sull’editoria, caro Paolo, e il tuo delegato, che è una persona che mi pare per bene, che si chiama Nico Ioffredi, aveva promesso una legge sulla cultura. In tanti, pieni di entusiasmo avevamo partecipato a quelle giornate all’auditorium della GIL, ah scusa, non ti piace che si chiami GIL, allora magari togliamo quella enorme scritta GIL, perché non puoi pretendere che chiamiamo un luogo ‘Palazzo della Cultura’ se sopra ci sta scritto GIL con i caratteri fascisti grandi come una casa, perché in questo caso si chiama proprio GIL, e cioè Gioventù Italiana del Littorio. Ripeto, abbiamo partecipato con gioia e attenzione a quelle giornate, tentando anche, nel nostro piccolo, di dare un contributo. Ti dirò la verità: anche io fui infastidito da quegli interventi molto forti e polemici da parte di quelli che tu e Ioffredi chiamavate Soloni, ovvero Franco Valente e Antonio D’Ambrosio, che dissero, in buona sostanza: stiamo perdendo un sacco di tempo, non sapete fare niente, non farete niente. Ma insomma, pensai, non si fa così, dategli il tempo! Beh, Paolo, sono passati ormai quattro mesi da allora, e un anno intero dall’inizio della legislatura. Non abbiamo nessuna legge sulla cultura, non mi pare di aver visto nessuna programmazione e quel che è peggio non si è vista nessuna legge sull’editoria. Ma allora quei Soloni avevano ragione! Ma che cosa ti impedisce, Paolo, di fare queste due cose che da sole rimetterebbero in ordine due settori che vivono nell’anarchia più totale? Quel maledetto quinto assessore, che ormai a giorni alterni ci propini come se fosse la panacea di tutti i mali, doveva essere alla cultura, alla cultura dovevi sacrificare ogni altra deviazione della tua giunta, riorganizzare il settore, hai Sandro Arco e Nico Ioffredi che fanno praticamente la stessa cosa, e tu conservi la delega alla cultura: in due parole siete TRE, dico TRE assessori regionali alla cultura e non c’è NESSUN assessorato alla cultura, tutte le deleghe culturali delle due provincie sono decadute, i musei sono al collasso, le biblioteche provinciali non sanno di che morte moriranno al primo di marzo, il tesoro di San Vincenzo è ancora chiuso e voi non avete fatto né un testo sulla  cultura né uno sull’editoria, Paolo, questo è un disastro vero, conclamato, che ci porta dritti alla rovina, credimi. E bada, non ho detto nulla di nulla sul Teatro Savoia. Ma proseguiamo.

Il 26 maggio del 2013 il Procuratore D’Alterio, titolare dell’inchiesta Bio.Com, diede delega alla DIGOS di indagare. Dopo dieci giorni, correggimi se sbaglio, la Squadra Mobile (attenzione: la Squadra Mobile, non la DIGOS, come da delega) gli recapitò un foglietto in cui c’era scritto, in sostanza, che la vicenda non presentava profili penali. Si trattava di un rapportino la cui firma era a malapena leggibile, in cui si proponeva l’archiviazione del caso. D’Alterio non chiuse l’inchiesta. Prese il fascicolo e lo passò, nel mese di agosto, a Fabio Papa, quello che aveva indagato su tutte quelle vicende relative al governo precedente. Perché giornalisti seri e documentati hanno scritto che Papa (prima) e poi la Procura chiuse e riaprì quella inchiesta, facendoli passare tutti per schizofrenici? Queste sono falsità, Paolo, scritte nero su bianco sui giornali regionali, quell’inchiesta non fu mai chiusa: e mi vuoi dire che non c’è bisogno di una legge regionale sull’editoria?

Verso la fine del 2013 incominciavano alcune attività piuttosto strane e sospette, indirizzate contro tutte quelle che potremmo chiamare ‘emanazioni’ del sistema Iorio: alcune del tutto nascoste, altre addirittura palesi. Tra quelle nascoste vi furono messaggi, lettere riservate, pizzini privati nei confronti del direttore di Telemolise, tentativi di hackeraggio dei siti riconducibili all’emittente o al giornale ‘la Gazzetta del Molise’, luoghi da sempre schierati a favore dell’ex governatore Iorio. Altre iniziative invece furono proprio palesi. Il 3 settembre 2013, ad esempio, il consigliere regionale Filippo Monaco, eletto come abbiamo detto con Costruire Democrazia, quindi all’opposizione, insignito con la vicepresidenza del consiglio, tirava fuori un vero e proprio coniglio dal cilindro: “Sono necessari chiarimenti anche per quel che riguarda la scelta della locazione di postazioni da utilizzare per il servizio di radio collegamenti del sistema regionale di protezione civile affidati ad una emittente locale, senza gara di evidenza pubblica.”

Insomma, caro Paolo, hai capito? Di punto in bianco il consigliere Monaco tira fuori la storia del 2007, quella dell’incendio di Campomarino. Cavolo, che memoria, il giorno della memoria! La domanda è: Monaco ha davvero una capacità mnemonica così prodigiosa o è solo una coincidenza? Non solo la Protezione Civile ha occupato i ripetitori nel lontano 2007 senza pagare niente, adesso questo signore va cercando pure il bando pubblico! Ma del resto è lo stesso Filippo Monaco che all’inizio del 2014 ha detto che gli organici delle biblioteche sono “composti prevalentemente di personale privo di formazione professionale e di aggiornamento professionale costante, spazi inadeguati alle funzioni, patrimoni documentari spesso non aggiornati o costituiti senza una corretta politica di sviluppo delle raccolte.” Appare evidente che il dottor Monaco non è mai stato in una biblioteca molisana, non esercitando nemmeno la metà di una professione intellettuale. Chi va in biblioteca un giorno sì e l’altro pure, chiedilo agli scrittori, a Nicola Mastronardi, a Vincenzo Lombardi, a chi vuoi tu, ha trovato persone di grandissima qualità, servizi più che adeguati, capacità tecnologica, un bacino di utenza enorme, forza propulsiva nelle pubblicazioni, centri studi molto avanzati, nonostante la cronica mancanza di fondi e le difficoltà in cui versano. Ma Monaco sa di libri più o meno quanto sa di ripetitori di segnale, cioè zero, e parla, come purtroppo molti altri, come quei pupazzi dei ventriloqui, quelli che sembrano mossi da vita propria, ma sono pupazzi di pezza animati dai padroni, dai burattinai.

Ma non divaghiamo, perché vedi, Paolo, la storia è ancora molto lunga: appena Monaco spara la sua bordata sui ripetitori della Protezione Civile, ecco che magicamente la Procura riapre la vecchia inchiesta, quella di cui abbiamo parlato all’inizio. Solo che D’Alterio pensa bene di indagare il direttore Petescia, che non è proprietario né editore, né  socio di Telemolise e di quella storia non si è mai occupato, aggiungendo il capo di imputazione di ‘turbativa d’asta’ che come abbiamo visto non c’è mai stata. Come venga fuori la turbativa di un’asta inesistente a carico del direttore che mai ha portato avanti alcuna trattativa con Protezione Civile è il secondo mistero glorioso di D’Alterio. E non finisce qui: a questo procedimento se ne affianca un’altro, su una presunta corruzione, sempre contro Manuela Petescia, per la linea editoriale del suo telegiornale, che fa sorridere solo a dirla: corruzione nella linea editoriale.

Adesso caro Paolo, bisogna che tu faccia uno sforzo ulteriore di concentrazione, perché le cose si complicano ulteriormente: il 15 dicembre 2013 il magistrato Fabio Papa, che nulla sapeva di quanto occorso prima a D’Alterio, incarica la DIGOS di un supplemento di indagine sulla vicenda Bio.Com. Ebbene, dopo cinque giorni, la DIGOS gli risponde per iscritto che per ordine del Questore, le indagini, quelle indagini, le doveva fare la Squadra Mobile. Mi pare evidente che a questo punto, uno come Papa come minimo chieda spiegazioni: le spiegazioni arrivano, ma sono poco chiare, e soprattutto suonano fasulle. Certo, è vero, esiste una circolare del governo Monti che dice che le indagini di poco conto per l’opinione pubblica non devono interessare la DIGOS, ma tu mi permetterai, caro Paolo, che questa della Bio.Com, essendo una società appartenuta a te, che sei il Presidente della Regione, non è certo una indagine di poco conto. Qui bisognerebbe ricostruire anche quanto si sono detti o scritti il Questore e il magistrato Papa, e io non ho questo potere. Posso però immaginare che le risposte del Questore non hanno convinto il magistrato, perché Papa ha iscritto Pozzo nel registro degli indagati per abuso d’ufficio, ovvero la doppia deviazione delle indagini dalla DIGOS alla Squadra Mobile, e il favoreggiamento nei tuoi confronti, per aver di fatto indagato con la Squadra Mobile, (alla prima richiesta, quella di D’Alterio) per soli 10 giorni, senza aver mai messo in evidenza che la società apparteneva a te, e concludendo che non c’erano rilievi penali.

A questo punto, caro Paolo, è accaduta una cosa piuttosto strana: il procuratore D’Alterio ha affiancato un secondo PM, Nicola D’Angelo, a Fabio Papa, sulla questione relativa al Questore Pozzo. Il perché di questo affiancamento è l’ennesimo Mistero Glorioso della Procura del capoluogo. Certo, ufficialmente è per aiutarlo, oppure per evitare altre fughe di notizie. Io, ti ripeto, non mi intendo di queste cose: penso però che D’Angelo sia in questo momento estremamente oberato di lavoro. Dovrebbe chiudere questa benedetta inchiesta sui fondi ai gruppi consiliari, sono mesi e mesi che aspettiamo, il generale Verdolotti aveva detto che c’era della roba incredibile e invece qua non si è saputo più niente! E poi a questo punto, quando Fabio Papa si è visto affiancato in questo modo, si è anche tirato indietro, e quindi ora D’Angelo ha due inchieste importantissime e deve portarle avanti da solo, chissà. Ora sono venuti gli ispettori ministeriali, chiamati da te, dal senatore Di Giacomo, un po’ da tutti: vedremo che cosa ci diranno. Infine, pochi giorni fa, Emilio Izzo, con una delle sue fantastiche e improvvisate manifestazioni, si è presentato davanti al Tribunale di Campobasso per raccontare questi fatti a modo suo. Che è successo? Un agente della polizia si è avvicinato e gli ha chiesto le generalità, col chiaro intento di intimidirlo.

Allora, adesso che abbiamo fatto un po’ di chiarezza su come sono andati i fatti, forse dovremmo tirare anche delle conclusioni. Perché come sto dicendo dall’inizio, caro Paolo, io ti sono amico e gli amici si vedono nel momento del bisogno, e tu hai davvero bisogno di aiuto.

Se fossi un tuo nemico, te lo direi senza mezzi termini: il disegno che mette insieme te, il Questore, l’europarlamentare di Venafro e il procuratore capo appare chiarissimo, ed è una palese violazione dell’ordine democratico costituito, atta a delegittimare un magistrato con la schiena dritta e a distruggere qualunque voce libera e contraria alla tua linea politica. Ma io non sono tuo nemico e non ho mai creduto al complottismo d’accatto, perciò lascio perdere subito l’ipotesi. Questa roba a me non interessa, come non mi interessava il discorso dei soldi, dell’articolo 7, dei portaborse e fesserie varie. Tra l’altro conosco tutto il tuo staff personalmente, Sabrina, Tiziana, Carmela, sono cresciuto con loro, e so che sono persone in gamba e capaci, e tutti i soldi che prendono (qualsiasi sia la cifra che – beninteso – non conosco) sono straguadagnati.

Quello che interessa a me, caro Paolo, è il quadro più generale, più profondo ed emotivo, e mi interessa, soprattutto, la sorte dei miei e dei tuoi corregionali, quindi, in definitiva, la tua politica. E qui le cose ce le dobbiamo dire con franchezza: tu dovevi essere il contrario di Michele Iorio, e in te credevamo tutti quanti, anche molti di quelli che non ti hanno votato: invece, politicamente, Michele Iorio al tuo confronto è un gigante. Stai tentando in ogni modo (non tu personalmente, ma insomma, capiamoci, la tua giunta, i tuoi uomini, i tuoi parenti, i tuoi amici, i tuoi vicini e sodali) di tappare per sempre la bocca a Telemolise, e questa cosa io non posso lasciartela fare senza oppormi con forza, perché è un atto di censura degno del fascismo di quelli delle Iene, dai quali tanto ti difesi lo scorso novembre. Io non ho alcun interesse in Telemolise, anzi, ti dirò onestamente, non mi fa nemmeno impazzire. Si tratta di una emittente sovradimensionata, che potrebbe vivere con molti meno dipendenti, dovrebbe essere razionalizzata daccapo, e del resto mi pare abbia già parecchi di questi problemi, ma rappresenta un patrimonio eccezionale di storia, di immagini, di parole, di discussioni, di musica e di informazioni per la mia e la tua regione, un patrimonio che non devi lasciar morire per nessun motivo al mondo; ah, certo, è di destra. E allora? No, scusa non di destra, è proprio pro Iorio su tutta la linea, e allora? Non solo non è un reato, ma pure tu eri pro Iorio, ai bei tempi. Ti fanno la guerra? Beh, è del tutto legittimo, ma credimi, non hai fatto, da quando sei Governatore, un solo atto per farli ricredere sulla tua statura politica e amministrativa.

Perciò, Paolo, scusa se mi sono permesso di fare un lavoro di memoria un po’ più serio e articolato, e scusami per tutte le imprecisioni eventuali, che non sono volute; del resto qualcosa potrebbe essermi sfuggito, perché questo è un mondo dove tutto si dimentica con troppa facilità. Inoltre, in questo provinciale, provincialissimo Molise, pensano tutti che la classe intellettuale debba stare su Facebook a commentare ogni singola scoreggia che esce fuori dalla classe politica. Invece no: gli intellettuali hanno un sacco da fare, un sacco da studiare: di conseguenza io da domani mi taccio su tutto quello che succede nel Molise, come stanotte ho taciuto sulla tua politica nei confronti delle aziende, della sanità e delle infrastrutture, perché davvero, ho altro da fare e mi pare che anche tu hai tanto da fare per rimettere in carreggiata questa legislatura che sta deragliando pericolosamente. Forse sei ancora in tempo, non lo so, me lo auguro e te lo auguro. Però voglio dirti che un conto è incorrere nel giudizio d’accatto, quello sui soldi, sulle fesserie, sulle questioni di quartiere, sulle beghe tra comprimari, ed è un giudizio che si può ben superare con atti di alta politica. Un altro conto è inciampare sul giudizio della Storia, che inquadra una politica devastante sul territorio e i suoi abitanti, una gestione privatistica di istituzioni e pezzi di istituzioni, e l’assoluta cecità nella programmazione del futuro: verrai prima sepolto dal furore del popolo, quello stesso popolo che ti ha votato, e poi dimenticato per sempre, quando non ricordato come pessimo esempio da non seguire.

Buona giornata della memoria dal tuo
Adelchi Battista

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