GAM, Ittierre, Zuccherificio del Molise e molto altro, da ultimo anche settore editoria: le cronache ci aggiornano impietosamente sulle emergenze imprenditoriali, e di conseguenza occupazionali, che stanno lapidando e lacerando la nostra terra. Sono giorni, questi, che vedono Unioncamere Molise svelare qualche timido segnale di ripresa, ma anche inasprirsi ad esempio proprio la vicenda GAM, che tra l’altro ha come socio di maggioranza la Regione Molise e per questo si configura come una vertenza ancor più delicata della media.
La ricerca spasmodica di spifferi di ottimismo è meritoria ma fa in qualche modo tenerezza. Se la politica è percepita come “distante” dalla gente, altrettanto scollamento c’è tra gli elementi statistici vagamente positivi che talvolta ci propinano e la realtà del campo. Guardare al futuro con fiducia è fondamentale ed è un esercizio al quale dovremmo dedicarci, magari fosse, un po’ tutti. Bisogna però fare i conti con la “crisi percepita”, che è tale da inficiare quei dati appena confortanti, pochi, che di tanto in tanto le cronache economico / finanziarie diffondono.
Che deve succedere perché cittadini ed imprese possano sperare di intravedere la luce in fondo al tunnel? Molte cose, ma alcune in particolare dovrebbero avverarsi con priorità assoluta e dipendono tutte dalla nostra (stimata?) classe politica, tanto a livello nazionale quanto locale. Tentiamo una sintesi:
1) i partiti dovrebbero modificare il proprio “palinsesto”, sottraendo una congrua quota di tempo a scaramucce, corsa alle poltrone, divisioni interne e contrapposizioni strumentali reinvestendolo nel confronto costruttivo ed in uno sforzo di progettualità vera e concreta;
2) i governi dovrebbero sfrondare la propria agenda, stralciando questioni di lana caprina e faccende la cui utilità è quanto meno dubbia, portando in primo piano provvedimenti mirati al rilancio dell’economia e dell’occupazione, al taglio drastico tanto degli sprechi quanto della burocrazia ed alla semplificazione del sistema fiscale, con annessa riduzione del carico tributario globale;
3) è urgente restituire, a qualsiasi costo, un potere d’acquisto decente alle categorie meno abbienti e disagiate ma nel contempo interrompere la disintegrazione dei ceti medi, che sono comunque un “motore” al quale il Paese non può rinunciare;
4) la classe dirigente dovrebbe compattarsi, presentarsi in sede UE con più autorevolezza e maturare una capacità decisionale da spingere al limite di quanto permesso dal manuale delle Giovani Mamotte partorito a Bruxelles. Questo aspetto è importantissimo e va di pari passo con la riconquista dei valori della Patria e dell’identità nazionale, da tenere in alto anche in ambito europeo, prendendo magari esempio da nazioni che si sono mostrate ben più lungimiranti;
5) andrebbe immediatamente revocato il disastroso e monco federalismo amministrativo che fino ad ora ha saputo regalarci solo l’inasprimento del carico fiscale complessivo e la rovina degli Enti locali. L’unica cura dimagrante opportuna sarebbe stata quella da riservare caso mai alle Regioni, invece siamo riusciti a denudare Comuni e Province, riducendoli a veri e propri scheletri e però continuando a pretendere da essi servizi e presenza sui territori.
In questo panorama il Molise dovrebbe rimettersi in moto privilegiando il sostegno alle più affidabili tra le imprese già esistenti e favorendo la nascita di nuove iniziative dinamiche, meglio se create con capitali e forze locali, da affiancare in una crescita progressiva e regolare con nel mirino, in prospettiva, i mercati globali. Ancora, dovremmo tornare (o finalmente iniziare?) a spingere con forza turismo, agricoltura e servizi. Più complicato è il discorso per edilizia, commercio e trasporti, poiché si tratta di settori che più di altri patiscono quelle lacune strutturali ed infrastrutturali che non sarà facile colmare in tempi brevi.
Fin qui gli aspetti tecnici, amministrativi ed organizzativi. Ma non è tutto: la nostra Pubblica Amministrazione dovrebbe incentivare seriamente la ricostruzione e la salvaguardia di quel tessuto sociale che si sta disgregando inesorabilmente e quotidianamente. Il clima più sereno che ne deriverebbe, combinato con quanto auspicato nei 5 punti e con un’azione politica più organica, sarebbe in grado di creare quella coesione nazionale senza la quale sarà difficilissimo affrontare il futuro.
Ottimismo ed idee ci sarebbero anche, così come non mancano le soluzioni. Il fatto è che le nostre forze politiche remano, almeno per il momento, nella direzione opposta a quella giusta, continuando a perdere tempo in modo ridicolo e beffardo e ad autocelebrarsi. In Molise pareva che il passaggio da Iorio a Frattura, con relativo avvicendamento di coalizione, poltrone e mansioni, dovesse condurre ad un cambio di pagina deciso ed immediato ma l’impressione è che questo nuovo governo regionale le pagine stia riuscendo solo a strapparle via.
Per la difesa della “cadrega” in molti non si fanno problemi ad immolare e mortificare il Paese reale senza indugio né vergogna. Per invertire la rotta serve, tra le altre cose, una popolazione più vigile, informata e consapevole, in grado di mettere alla graticola gli occupanti delle stanze del potere e di ritrovare le motivazioni per partecipare alla politica attiva e “condizionarla”.
Ma sì, crediamoci, poiché in fondo le utopie sono come i sogni: non possiamo vivere senza esserne in qualche modo vittima.




