La scellerata iniziativa non solo bloccherà la ricostruzione ma creerà difficoltà a tutti coloro che non hanno avuto la prevista proroga del contratto. Intanto gli esclusi preannunciano iniziative di lotta e ricorsi giudiziari
La crisi economica e, soprattutto produttiva, imperversa ancora e miete vittime in tutta Italia ed in alcuni Paesi europei.
Evidentemente le politiche restrittive imposte dalla Germania non aiutano ad uscire dal tunnel. Gli ultimi dati diffusi dall’Istat raccontano di un tasso di occupazione sempre più basso, di un ulteriore aumento pari a 350 mila unità del numero dei disoccupati e di un incremento delle famiglie povere che ormai sfiora il 25% del totale.
Nel contesto generale di estrema difficoltà si colloca il Molise dove la situazione sta diventando sempre più drammatica.
La crisi morde le piccole e medie imprese, le aziende partecipate dalla Regione sono ridotte ormai ai minimi termini, l’edilizia è sostanzialmente bloccata, commercio e turismo pure.
L’annunciato piano di rilancio della Gam, ancora secretato, potrebbe produrre qualche effetto non prima di cinque anni. Intanto, però, allevatori e trasportatori sono scappati dai concorrenti di Gam, smantellando di fatto la filiera, i lavoratori sperano nella cassa integrazione ma circa 400 avventizi sono già fuori dall’azienda senza ammortizzatori sociali e in 120 non hanno percepito neanche il trattamento di fine rapporto.
Dunque siamo di fronte ad una regione disastrata ma il governo di centrosinistra pensa solo ad elargire prebende travestite da consulenze e a fare cassa sulla pelle dei lavoratori.
In tale drammatico contesto si inseriscono le ultime, dissennate, iniziative della Giunta regionale che ha deciso di mandare a casa 218 persone, per lo più professionisti, che per oltre dieci anni sono stati impegnati con la protezione civile per progettare la ricostruzione post-terremoto.
Molti di loro un anno fa avevano superato anche il concorso pubblico, bandito con legge regionale ancora in vigore, per ottenere l’impiego a tempo determinato di un anno, prorogabile a tre, con l’obiettivo ulteriore della stabilizzazione.
Invece Paolo Frattura e il comunista Salvatore Ciocca, il quale dichiara al Fisco solo 7 mila euro all’anno ma colleziona auto e moto di lusso, hanno deciso di mandare tutti a casa e di rimpiazzarli con altri che verranno selezionati attraverso un concorso da loro gestito.
Tale decisione determinerà il blocco della ricostruzione, considerati i tempi lunghi necessari ad espletare un concorso, e il dramma sociale per 218 famiglie.
Follia e imbarazzo per una classe politica improvvisata ed inesperta che per badare ai propri interessi, continua a calpestare i valori e gli ideali del marchio dietro al quale essa stessa si nasconde: ovvero la sinistra e il centrosinistra




