Mai Natale fu più occasione di riflessione come lo sarà quello del 2013 che sta oramai per andare in archivio. Ciò vale naturalmente per coloro che sono disposti a prodursi in una simile fatica, poiché tale è considerata dai più. In realtà poche situazioni come questa riservano un clima propizio per fare il punto di tante situazioni e magari anche un salto dentro la propria coscienza.
Tra gli argomenti non può certo mancare quello della politica. Se davvero “tutti sono più buoni”, o almeno quasi tutti, si potrebbe iniziare dal dissipare finalmente quella stucchevole valanga di insulti ed invettive, avverso la classe dirigente, che si ingrossa giorno dopo giorno inutile quanto rabbiosa, destinando le preziose energie alle nuove generazioni, ad un impegno serio per aiutarle a crescere poggiando su valori ben più alti di quelli che hanno guidato e stanno guidando noi, dinosauri del terzo millennio. Smettere di insultare, quindi, non certo per “risparmiare” le caste ma per aiutare i giovani di oggi a trasformarsi nei buoni governanti di domani, a maturare concetti di politica e convivenza civile ben diversi, perché coesione nazionale, altruismo e capacità di fare squadra non restino mere definizioni e belle parole che hanno adornato troppi anni, in particolare i mesi dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. In quel 2011 abbiamo infatti soprattutto saputo alternare astio ed odio ad eccessi di miele e buonismo, facendo poco (in pochi) per vivere una ricorrenza così importante all’insegna del dialogo e della progettualità, con un occhio al futuro e la capacità di fare tesoro degli errori commessi e diabolicamente ripetuti nei decenni. C’è bisogno di un passo in avanti deciso, di un atteggiamento più maturo e di superare le contrapposizioni tra classi e categorie sociali, il che non vuol dire smettere di vigilare sull’operato, sovente esecrabile, di chi è nelle stanze dei bottoni (o dovrei dire bottini?) ma al contrario di farlo con più consapevolezza ed efficacia, cosa possibile solo se si impara ad avere un po’ di sangue freddo e formare adeguatamente i potenziali successori.
I temi più scottanti del momento sono però senza dubbio la Grande Crisi con le sue conseguenze, la povertà dilagante e le difficoltà a mettere effettivamente in campo generosità ed aiuto reciproco. Si tratta di cose delle quali si parla e soprattutto si scrive in abbondanza e quando ci si accinge a farlo una volta di più pare di far torto al lettore, tanto sono frequenti ed intensi i dibattiti in materia. Frequenti ma spesso vacui, fatti di parole che muovono diverse polemiche, qualche animo e un po’ di lacrime, queste ultime talvolta di coccodrillo, ma nulla di particolarmente concreto o utile. La nostra società civile deve tentare di andare oltre i moti di solidarietà e di aiuto dei singoli o delle varie e meritorie associazioni, perché un maggior equilibrio nella distribuzione di lavoro, ricchezza e salute va perseguito a ben altri livelli e qui, purtroppo, casca l’asino. Limitiamoci a guardare in “casa nostra”: l’Europa è unita solo per modo di dire, di globale ci sono il commercio, la grande speculazione finanziaria e le truffe ma non certo collaborazione e coesione tra i Paesi (la vicenda Lampedusa è emblematica), non certo uno sforzo comune allargato per superare le grandi malattie e la fame di molti popoli e per contrastare le grandi organizzazioni criminali internazionali. Un ostacolo formidabile sta nelle discriminazioni, che non sono solo razziali ma anche e spesso “fratricide”. Immigrazione ed integrazione invece meritano spazio e trattazione a parte.
Ma parliamo finalmente del Natale, di quello dei Cuori se possibile, vale a dire una fantastica occasione da non perdere. Le festività danno innanzitutto a tantissimi di noi la possibilità di “fermare il mondo e scendere”, di passare qualche giorno con i familiari e gli amici e, di conseguenza, l’occasione ghiotta di fare nel proprio piccolo quelle cose delle quali il nostro Mondo ha grande necessità. Le “cellule” della comunità, famiglia e cerchia di amici appunto, ed i gesti piccoli ma significativi che all’interno di esse possono essere compiuti quando si è guidati da un sentimento sincero e dalla capacità di accantonare logica del profitto, autoreferenzialità ed egoismo, sono fondamentali per “ripartire”. Tali “cellule” possono e devono esportare, allargandoli a macchia d’olio, i migliori valori.
A minare i buoni proposito sono gli aspetti mondani e “materiali” di questa suggestiva ricorrenza. Molto dipenderà da quanto saremo capaci di dare più valore a noi stessi che ai fasti, ai valori umani che alla portata dei regali ed alla ricerca di dialogo e relazione che al “bis” a tavola.
Utopie? Forse, ma vale la pena di rincorrerle. Mangiamo, beviamo, gustiamo il panettone e stiamo in allegria, va benissimo, ma guardiamoci anche intorno.
Buon Natale, allora, e buone feste a tutti.




