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venerdì, Marzo 29, 2024

Forniture mediche contraffate e pericolose per la salute: ai domiciliari il fornitore

AttualitàForniture mediche contraffate e pericolose per la salute: ai domiciliari il fornitore

Cateteri venosi, tubicini per la respirazione, disinfettanti destinati alle sale operatorie, tutti scaduti riconfezionati e rietichettati come se fossero nuovi. Venivano preparati in un deposito di Pescara e rivenduti per buoni agli ospedali di Termoli, Larino e Campobasso. I Nas del capoluogo, agli ordini del capitano Antonio Forciniti, ne hanno sequestrati 26mila, tutti in uso nei reparti. Oggi dopo una lunga indagine coordinata dal pubblico ministero di Larino Luca Venturi è stato arrestato il responabile delle due ditte, la Medix e la Silch, che distribuivano i prodotti. Si chiama Roberto Colella, ha 70 anni e si trova ai domiciliari nella sua casa di Pescara. E’ accusato di frode in pubbliche forniture e di aver contraffato prodotti destinati al pubblico consumo. Per gli stessi reati è indagato anche l’informatore farmaceutico a cui Colella era direttamente collegato e per cui il giudice non ha concesso la misura cautelare. Il deposito di Pescara, in cui i prodotti venivano rimessi a nuovo, era in condizioni pietose al momento dell’irruzione dei militari. Nessun accorgimento igienico sanitario per i presidi che dovevano essere sterili e invece erano tenuti in scatole di cartone. Da una perizia ordinata dalla Procura è emerso che i dispositivi erano estremamente pericolosi per la salute: oltre a non essere sterilizzati, avevano una plastica scadente con estremità taglienti e di facile rottura, con il rischio che qualche pezzo si potesse staccare e andare a finire nelle vie respiratorie dei malcapitati pazienti. L’indagine dei Nas di Campobasso è stata ripresa anche dai colleghi di Pescara che hanno sequetrato dispositivi contraffatti anche negli ospedali di Chieti e Vasto, sempre forniti da Colella. L’indagine non si ferma e ora c’è da accertare chi nell’Asrem avrebbe dovuto controllare e non l’ha fatto, considerando anche che i prodotti venivano pagati anche cinque volte di più del loro valore di mercato, come ha spiegato il procuratore capo di Larino Ludovico Vaccaro.

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