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lunedì, Aprile 29, 2024

Requiem per il Savoia. Lo storico teatro di Campobasso ucciso dall’incapacità delle Istituzioni

AperturaRequiem per il Savoia. Lo storico teatro di Campobasso ucciso dall’incapacità delle Istituzioni

di PASQUALE DI BELLO

Tra pochi giorni, il 31 dicembre, chiuderà i battenti lo storico teatro Savoia di Campobasso. A decretarne la fine, l’assenza di fondi da destinare alla sua gestione. Un problema vero ma, allo stesso tempo, un alibi gigantesco per una classe politica incapace che ha relegato la Cultura ad un ruolo secondario e marginale.

Se il grado di civiltà di un popolo lo si misura dal livello di attenzione che le istituzioni dedicano alla Cultura, allora noi molisani, grazie a lorsignori, stiamo risalendo sugli alberi a mangiare le ghiande. Che l’uomo discendesse dalla scimmia, come ha sentenziato Darwin un giorno guardandosi allo specchio, lo sapevamo già; che invece in taluni casi vi risalisse, questo invece ci sfuggiva. Lo abbiamo “imparato” (come dicono in Emilia) di recente, ed è stata la vicenda legata alla chiusura del Teatro Savoia a fornirci la dimostrazione di questo secondo assunto, ovvero del ritorno alla liana e agli ululatati emessi a palmo largo sulla bocca spalancata (anzi, sul muso).

Forse non tutti sanno che lo storico Teatro Savoia di Campobasso sta morendo. Anzi, sta per essere ammazzato. L’esecuzione, la cui data è stata già stabilita al 31 dicembre 2013, appare inevitabile; resta solo da indentificare a chi toccherà il ruolo di boia. Questo non lo sappiamo ancora, ma presto lo scopriremo.

La vicenda, in sintesi, è questa. Il teatro è di proprietà della Provincia di Campobasso, ente con le casse vuote a tal punto da non poterne più sostenere i costi di gestione e del personale. Per l’ente di via Roma il teatro era destinato a chiudere i battenti sin dal 30 settembre scorso. Solo un intervento regionale di 70mila euro ne ha consentito la sopravvivenza sino alla fine dell’anno. Una boccata di ossigeno che tuttavia non ha risolto il problema. La questione, infatti, si è puntualmente ripresentata in queste ore che ci separano dalla fine dell’anno ed è diventata oggetto di un tira e molla tra Regione e Provincia da far accapponare la pelle qualora venissero confermate le indiscrezioni di queste ore. Parrebbe che la Provincia abbia avanzato l’offerta di cedere alla Regione la gestione dello storico teatro e che quest’ultima, come contropartita, abbia avanzato la richiesta di divenirne proprietaria. Un braccio di ferro che rischia di portare alla tomba il Savoia, non essendo la Provincia di Campobasso intenzionata a cedere la proprietà teatro e non essendo intenzionata la regione a stanziare altri quattrini.

Quello che sta accadendo, e che apparentemente sembra un banale discorso di soldi, è invece la rappresentazione ciò che abbiamo scritto in apertura. Stiamo risalendo sugli alberi e, culturalmente, siamo tornati a mangiare le ghiande. Non sono i soldi a mancare, ma la sensibilità verso Cultura. A dimostrazione di ciò sta il fatto che la nostra gloriosa Regione Molise, di cui in questi giorni si celebra in gran pompa il cinquantennale dalla sua istituzione, non annovera tra le proprie figure istituzionali un assessore alla Cultura. Si è optato per la scorciatoia del “consigliere delegato”, una figura pleonastica sprovvista di qualsivoglia potere decisionale e di spesa.

Tutto questo sta accadendo in una città immobile e chiusa come una testuggine. Campobasso, nel silenzio più assoluto, assiste indolente e accidiosa alla costruzione della forca alla quale tra poco verrà appeso il Savoia. Mentre in tutta Italia imperversa la protesta dei “forconi”, qui da noi dilaga lo spaccio dei sonniferi. Dormono tutti, o fingono di dormire, o quantomeno si girano tutti dall’altra parte ad occhi chiusi per poter dire un giorno: “Io non lo sapevo, dormivo”. E invece noi lo scriviamo, perché ne resti traccia e lo sappiate. Se il Savoia muore, la colpa è la vostra, di istituzioni inette e incapaci, colme di figuri che a sentire il nome “Galileo”, come direbbe il nostro maestro Fortebraccio, pensano immediatamente al nome di un cinema.

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