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venerdì, Aprile 19, 2024

Il silenzio degli incoscienti. Associazioni, sindacati, organizzazioni, lasciano soli gli “Indignati”

AperturaIl silenzio degli incoscienti. Associazioni, sindacati, organizzazioni, lasciano soli gli “Indignati”

di PASQUALE DI BELLO

Successo della manifestazione degli “Indignati” contro i privilegi della Casta. Sfidando il gelo, centinaia di persone si sono radunate in piazza Prefettura a Campobasso per ribellarsi contro le indennità faraoniche stabilite dalla legge 10 a favore dei consiglieri regionali. Dato preoccupante della giornata è stata l’assenza di tutto il mondo dell’associazionismo, sindacale, civile e religioso, dalla manifestazione.

C’è qualcosa che manca, e che manca colpevolmente, nell’inflessibile protesta dei cittadini contro le mostruose indennità della Casta. Lo abbiamo visto anche nell’ultima occasione utile in tempo cronologico: la manifestazione degli “Indignati” dinanzi alla Prefettura di Campobasso. Qualche centinaio di cittadini, sfidando il gelo tagliente di sabato mattina, sono tornati in piazza contro i privilegi di lorsignori. Ma erano soli: a centinaia ma soli. Mancavano, colpevolmente, tutto il mondo dell’associazionismo: da quello sindacale a quello cattolico, da quello ambientalista a quello civile. Dov’erano i marciatori dello sciopero, i professionisti della fiaccolata, i piantatori di alberi nasturzi e i lottatori contro le mafie? Dov’erano Cgil, Cisl, Uil e Ugl, e dov’erano i compagni della Fiom (per restare alle sigle più note)?. Dov’erano le quattro curie vescovili di Termoli, Campobasso, Trivento e Isernia? Dov’erano il WWF, Fare Verde, le associazioni animaliste? E dov’erano Libera e il neonato Comitato contro le camorre? Dov’erano gli studenti e i lavoratori, forse sulla collina a dormire come i morti di Spoon River? Fatta eccezione di qualche comunista a cui va riconosciuta una coerenza adamantina (Italo Di Sabato, ad esempio, dell’Osservatorio contro la repressione), dov’erano gli altri compagni, gli attivisti delle organizzazioni giovanili abituati a tifare più per i Che Guevara in fuoriserie o quelli decorati al papillon che per gli operai in tuta alle catene di montaggio? Dov’erano? Dov’erano tutti: nelle catacombe?

E le sigle che citiamo, messe a casaccio, sono soltanto quelle che ci vengono in mente ora mentre premiamo i tasti del nostro computer. Se spremessimo ulteriormente le meningi e fossimo meno indulgenti con l’accidia tipica del sabato pomeriggio, siamo certi che ce ne verrebbero in mente molte altre. L’impressione, la morale che possiamo trarre da questa vicenda – se una morale vi può essere –è una sola: peggio della classe politica in Molise c’è solo una cosa: i molisani. Certi molisani. Quelli che vivono in quel Molise pavido, untuoso e istrionico dei compari a tre marce abituati al battitacco e al baciamani. Sono loro la riserva aurea di qualunque classe politica salga al governo di questa regione. Altro che Iorio! Altro che Frattura! Chi governa tra i privilegi ha colpe infinitamente minori di chi quei privilegi li consente. La questione, la questione centrale, non è politica è antropologica. Hai voglia tu a parlare di Sanniti! E’ solo retorica consolatoria. I molisani di oggi, in larga parte, stanno ai Sanniti di ieri come lo scarico di una lavastoviglie (elettrodomestico che prendiamo a prestito solo per decenza) alla nona sinfonia di Beethoven.

La storia la sappiamo delle indennità la sappiamo e c’è venuta quasi a noia. Facendosi forte di una discutibile normativa nazionale che consente comunque di stabilire, per politici e politicanti, appannaggi e privilegi da califfi, in Regione hanno sfornato l’imbarazzante legge 10. Di riffa o di raffa, gli zecchini si contano a migliaia con somme che superano anche i diecimila euro. Per non parlare della raccapricciante vicenda dell’articolo 7, assurto alle cronache nazionali.

Gli indignati, da soli a centinaia, sabato mattina, col gelo che tagliava la faccia, hanno manifestato contro tutto questo. Ed è stata una fortuna. Contro il Molise con la calzamaglia ne sta nascendo un altro. Che non è indignato, è coraggioso. Ecco, non chiamiamoli più indignati questi molisani, chiamiamoli coraggiosi. E’ questo l’aggettivo corretto.

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