Si fanno chiamare writers ma non sono dei vandali che imbrattano i muri. L’arte di strada e non solo fa parte di una vera e propria filosofia di vita e ogni volta che uno di loro prende una bomboletta di vernice riesce a sprigionare un forte istinto creativo.
Le opere di quindici artisti, esposte fino al 21 novembre alla galleria Officina solare di Termoli, sono legate al mondo dei graffiti, alle mille espressioni che ogni writer imprime con una tegh o tag, una sorta di pseudonimo per personalizzare un murales così come una tela.
La mostra rientra nel progetto “Street gallery”, seconda parte di una linea di sperimentazione che attraversa il mondo dell’arte legata agli spazi pubblici e alle sue svariate espressioni.
La parte critica dell’iniziativa è stata curata da Tommaso Evangelista: <<a comunicazione visiva di un messaggio avviene attraverso dei segni, delle lettere e delle immagini. La scrittura è uno dei primi sistemi di interazione, per elaborare e produrre un significato, ma è anche, se letta come semplice segno grafico, una forma espressiva indipendente dotata di una propria bellezza, regola e riproducibilità. La doppia valenza comunicativa della scrittura per il writer, estetica e nominale, permette l’intensificazione del significato attraverso la ricerca sul significante. Se è vero che tutte le scritture sono grafiche, è parimenti esatto dire che tutte le grafiche sono scritture. Un “pezzo” quindi non è mai né una semplice opera figurativa né tantomeno un testo, bensì una forma complessa e organica di comunicazione da leggere in una prospettiva diacronica.
Le esperienze testimoniate nella collettiva, seconda edizione della rassegna sulla street art ospitata all’Officina Solare, sono diverse: si va dalla semplice tag a scritture più elaborate, dai disegni su supporti differenti a composizioni di lettere e parole fino ad installazioni concettuali, affrontando un discorso espositivo e visuale tutto incentrato sulla scrittura (e sull’azione dello scrivere) come elemento immediato di comunicazione e come settore fondante della street art. Tag, poesia visiva, lettering, decorazione, sono i campi di ricerca con l’idea di voler saturare l’ambiente attraverso l’ossessione della grafica e della compilazione, della vertigine della lista e dell’horror vacui. Se il segno (punto, linea e superficie), che diventerà disegno o parola, è il primo elemento grafico col quale abbiamo a che fare quando siamo bambini, la parola che diventa segno è un momento parimenti significativo, nel sistema contemporaneo dell’arte, per riflettere sulla durata e sulla fruibilità, sulla centralità del messaggio-comunicazione e sull’odierna iconoclastia. Come ci racconta Moe infatti «Sempre più spesso si apprezza l’effetto di un “murales” o di un fumetto/illustrazione fatto con gli spray, non considerando cosa c’è dietro: le basi per la diffusione del fenomeno “aerosol art” sono state poste da chi disegnava lettering. Senza i precursori che hanno generato questa fotta – conclude Tommaso Evangelista – oggi il 95% degli street artist non saprebbero cosa fare>>.


