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giovedì, Ottobre 2, 2025

Rifiuti tossici, la Dda pronta a riprendere le ricerche nelle aree indicate dal pentito

AperturaRifiuti tossici, la Dda pronta a riprendere le ricerche nelle aree indicate dal pentito

di Giovanni di Tota

Il caso più eclatante di rifiuti tossici scoperto in Molise, porta in un seminterrato di Castelmauro. Al centro del paese, nella casa della famiglia De Notaris. Più che una scoperta, fu la conferma delle voci che nel corso degli anni si erano rincorse sull’attività dell’ingegnere Quintino De Notaris, scomparso qualche anno fa in Sudamerica.

Quasi duemila i fusti che sono stati rimossi da quella cantina in una operazione di bonifica, che però non è ancora conclusa. In procura a Larino, aveva continuato ad approfondire il caso Nicola Magrone, ma al di là di qualche ipotesi, di fossi in cui sarebbero stati interrati altri bidoni tossici e radioattivi, non si è mai andati. Le ricerche non hanno dato alcun esito.

Non si sono visti nemmeno i camion di una nota ditta del napoletano che, a dire dell’allora giornalista del Mattino, Rosaria Capacchione, andavano in su e in giù per il Molise, scaricando tonnellate di veleni nella zona di Termoli. Per un po’ i riflettori sono rimasti puntati sul nucleo industriale, ma dei camion nessuna traccia. Nel frattempo Rosaria Capacchione è stata eletta in Senato.

Altra indagine, questa sì aveva un fondo di verità, era stata aperta dalla direzione distrettuale antimafia di Campobasso e aveva messo nel mirino alcune cave del venafrano e dei siti nella zona di Pozzilli. L’aveva condotta per mesi il capitano Bandelli, comandante della compagnia dei carabinieri di Venafro. Poi l’inchiesta, pare una decina di faldoni messi insieme dagli investigatori, è stata assegnata alla procura di Napoli, mentre il capitano Bandelli è stato trasferito nel Lazio. Ora in viale Elena a Campobasso la dda potrebbe rimettere insieme alcuni pezzi di quell’indagine e riprendere le ricerche nelle aree già indicate nel lontano 1997 da Carmine Schiavone. Di certo, tra i magistrati dell’antimafia è in programma una riunione dalla quale potrebbe essere deciso, almeno in questa nuova fase, di ricontrollare le cave al confine tra la provincia di Caserta e quella di Isernia. Tra ciò che aveva raccontato il boss dei casalesi ai magistrati e quelle che già allora erano le voci che circolavano nei paesi di quel perimetro, è evidente che se qualcosa è successo è lì che bisogna cercare.

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