di Tonino Danese
Il 28 ottobre del 2008 un’ordinanza dell’allora sindaco di Campobasso, Giuseppe Di Fabio, fece molto discutere, con prese di posizione forti contro. Ordinanza che disponeva di non dare più cibo ai cani randagi in città e nel suo territorio, con le conseguenze del caso. Niente piatti e ciotoline, dunque, per quegli animali che vigliaccamente qualcuno aveva abbabdonato nella strada a morire. La Lega molisana per la difesa del cane, l’ente regionale epr la protezione animali e l’associazione volontaria amici dei randagi, hanno portato la questioone davanti ai giudici del Tar facendosi rappr
esentare dagli avvocati Vincenzo Umberto Colalillo e Stefano Scarano. Hanno chiesto l’annullamento di quella ordinanza per violazione di norme specifiche e regolamenti regionali e comunali per la tutela degli animali. Inoltre, i due legali, hanno ribadito che nell’ordinanza vi erano motivazioni difettose e insufficienti , oltre che era illogica e contraddittoria. Per l’amministrazione di Campobasso invece, il ricorso era inammissibile ed infondato. Ma il Tar ha accolto le tesi degli animnalisti ed ha annullato l’ordinanza dando una precisa spiegazione. I giudici, infatti, hanno rimarcato che lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione e condanna atti di crudeltà, maltrattamenti nei loro confronti ed il loro abbandono al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo ed animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente”.
Il tribunale amministrativo ha sottolineato ancora quanto la legge 281 del 1991 contenga una robusta tutela degli animali che vivono in luoghi dove è presente l’uomo, dunque anche dei randagi. Al contempo i giudici hanno evidenziato quanto il fenomeno del randagismo sia un problema sociale da prevenire e risolvere, ma non attraverso trattamenti contrari al senso umano. Nello specifico hanno detto chiaramente che privare i cani randagi del cibo somministrato da chi li vede in strada e li vuole solo aiutare, equivale a ridurli alla fame, a costringerli a rovistare tra i rifiuti o, addirittura diventare aggressivi, e questo rappresenterebbe un loro trattamento crudele, non conforme alla legge. Quindi il Tar ha annullato l’ordinanza del sindaco di cinque anni fa, perché impone soluzioni sproporzionate ed illogiche al randagismo che può e deve essere affrontato dversamente, come prevede la legge.



