di Felice Di Donato
La recente delibera regionale n. 362 del 26/07/2013 ha cancellato il finanziamento relativo all’Innovazione e alla ricerca scientifica per un importo di 22,250 milioni di euro di cui 15 per l’edilizia universitaria (?) e 7 per l’attività di ricerca. La conseguenza evidente è che, ancora una volta, la Ricerca Universitaria và nell’oblio, a prescindere da chi abbia colpe o responsabilità, in linea con gli indirizzi autolesionisti dettati dagli ultimi governi nazionali.
L’Università degli Studi del Molise, nell’attività di ricerca oltre che nelle sue ulteriori attività istituzionali, ha un ruolo essenziale nel soddisfare i diversi bisogni del territorio, in compartecipazione sinergica con gli enti locali e le altre organizzazioni socio-economiche regionali. L’Università è uno dei volani del rinnovamento del processo di crescita e di sviluppo territoriale che oggi necessita di attenzioni ancor maggiori alla luce del fatto, condivisibile per il principio, emendabile e migliorabile nel metodo, che la determinazione del finanziamento ordinario dell’Università deve passare attraverso la verifica dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, che deve tener conto anche della capacità di fare buona ricerca.
Certamente il capitale umano costituisce la ricchezza del sistema regionale e il rischio di una sua perdita, in linea (ahimé) con quanto avviene su scala nazionale, è l’effetto della scarsità di risorse che certamente sempre più devono essere impiegate in modo efficace e responsabile, e sempre meno possono conciliarsi con percorsi di carriera anomali e legati al clientelismo.
Per gli studenti vanno pensate, quindi poste in essere, strategie di medio e lungo periodo: strategie che portino verso elevati e crescenti livelli di formazione in grado di trovare adeguati sbocchi professionali in regione; che fermino la fuga dei “cervelli” formati nella nostra regione; e, magari, che creino ulteriori punti di attrazione per studenti di altre regioni.
Non si può, quindi, che lavorare per individuare una risposta condivisa su quale Ricerca, quale Università, quale Molise vogliamo e cosa sia necessario, se non indispensabile, a questa terra, condividendone obiettivi e priorità, prevedendo verifiche in itinere ed ex post dell’efficacia degli interventi regionali a favore della ricerca e dei suoi attori principali. Ma supportando quella ricerca e quei ricercatori di qualità, impegnati per il territorio, che l’Ateneo è in grado di esprimere.
Indubbiamente una rivisitazione dei percorsi decisionali e degli obiettivi prioritari appare adeguata al momento economico difficile che vive il Paese, forse ancora più acuto nella nostra piccola regione, che però, proprio in virtù delle sue ridotte dimensioni, può e deve rappresentare un “laboratorio”di esperienze e risultati esportabili in tutto il territorio nazionale. Ancor di più, non bisogna fare di ogni erba un fascio, né mortificare le elevate competenze che l’Ateneo molisano può vantare e mettere in campo per contribuire ad una ripresa sociale ed economica del Molise. Del resto, se è vero che, in tempo di crisi, una completa autonomia funzionale può essere difficile da perseguire, è altrettanto vero che atenei di ben altre dimensioni e storia godono di finanziamenti regionali, restando, quindi, competitivi ed attrattivi per gli studenti, spesso a discapito della nostra Università.
L’auspicio è che si avvii una nuova “primavera” di contatti e colloqui tra Istituzioni che devono collaborare in maniera franca, nel rispetto, però, delle reciproche prerogative; che tengano conto di quanto di buono fin qui fatto e non solo degli eventuali errori commessi; che vedano finalmente partecipare alla programmazione attori nuovi, slegati da logiche del passato e non scelti in base a simpatie o convenienze, bensì alla voglia di contribuire alla crescita del Molise ed alla qualità della ricerca espressa sul nostro territorio.



