Produzione e commercializzazione di capi e accessori per abbigliamento falsi. Sono questi i reati ipotizzati nei confronti del patron della Ittierre, Antonio Bianchi, indagato nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Isernia. E’ l’ultimo atto di un’indagine partita nel mese di luglio, ma che promette ulteriori sviluppi. L’ultimo c’è stato ieri, quando gli uomini del comandante provinciale della Guardia di Finanza hanno eseguito i provvedimenti di perquisizione e sequestro disposti dal procuratore capo, Paolo Albano. Da luglio a oggi sono stati posti sotto sequestro oltre diecimila capi di abbigliamento, duemila dei quali nella giornata di ieri. Le fiamme gialle, oltre a effettuare verifiche approfondite allo stabilimento di Pettoranello, hanno passato al setaccio gli outlet, gli show room e i depositi gestiti o riforniti dalla Ittierre in Lombardia, Lazio, Toscana, Marche, Sardegna e naturalmente Molise. L’indagine, come noto, è collegata ai due tir fermati nel Venafrano il mese di luglio. I finanzieri riscontrarono delle difformità tra i documenti di accompagnamento e il numero di capi d’abbigliamento effettivamente trasportati. Successivamente sono arrivate le querele di Scervino e di Ferrè. In uno degli esposti presentati si parlerebbe tra l’altro di vere e proprie linee parallele. Durante le ultime perquisizioni la Guardia di finanza ha inoltre acquisito un cospicuo numero di documenti, ora sotto lente degli inquirenti. Le indagini vanno dunque avanti. “L’obiettivo – ha detto il procuratore Albano – è quello di identificare tutti i responsabili dell’attività delittuosa e impedire che il reato venga portato a ulteriori conseguenze. Al tempo stesso – ha concluso – si intende preservare il notevole patrimonio di conoscenza acquisito negli anni dai dipendenti nel confezionamento di capi di pregio.