di Giovanni di Tota
Venti lunghissimi giorni. Tanto è durata l’agonia di Giulio, il bambino di tre anni ricoverato al policlinico Giovanni XXIII a Bari, dove il pomeriggio del 20 agosto era in compagnia dei genitori a correre tra i reparti dell’Ikea.
Nell’area ristoro, intorno all’una, la sosta durante la quale si è verificato questo assurdo incidente. Una delle polpette comprate per il pranzo, le Kotbullar preparate dal ristorante del colosso svedese dello shopping, rimasta incastrata tra l’esofago e la trachea del piccolo Giulio. In pochi attimi la vacanza, cominciata in camper qualche giorno prima, si è colorata di nero. E davanti agli occhi di Marco e Nicoletta, giovani genitori del bambino di Campobasso, si è aperto il baratro.
Prima la speranza dopo l’intervento con cui i medici sono riusciti a liberare l’esofago di Giulio, poi la disperazione per le notizie drammatiche dei danni irreparabili provocati dai troppi minuti, una ventina, nei quali il loro figlio ha smesso di respirare. Senza ossigeno al cervello, le condizioni del bimbo si sono rivelate subito nella loro gravità. Nemmeno il gesto nobile di donare gli organi, manifestato sin dai primi momenti, è stato possibile realizzare.
Dopo venti giorni di coma nel reparto di terapia intensiva, la vita di Giulio si è fermata. Il consulto del comitato tecnico e scientifico del Giovanni XXIII è durato sei ore. L’equipe formata da un medico legale, un rianimatore e da un neurologo ha concluso gli adempimenti per confermare la morte cerebrale del bambino intorno alle 20 di ieri sera. Trattandosi di un decesso provocato da un evento accidentale, è stata avvisata la procura di Bari, e il magistrato ha deciso per l’esame esterno del cadavere. Altra formalità portata a termine dal perito incaricato dal pm. Domani Giulio tornerà a Campobasso, i funerali sono fissati nel pomeriggio nella chiesa della Mater Ecclesiae.
Si è spento all’ospedale pediatrico di Bari il piccolo Giulio
