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venerdì, Marzo 29, 2024

Articolo 7. Frattura favorevole all’emendamento abrogativo dei 5 Stelle. A fermarlo parte della maggioranza

AperturaArticolo 7. Frattura favorevole all’emendamento abrogativo dei 5 Stelle. A fermarlo parte della maggioranza

di PASQUALE DI BELLO

Il presidente della Regione, Paolo di Laura Frattura, in sede di approvazione della legge 10 sulle indennità, era pronto a votare l’emendamento abrogativo dell’articolo 7 (norma portaborse) proposto dal Movimento 5 Stelle. A fermarlo, in un tesissimo braccio di ferro, fu parte della sua stessa maggioranza.

La notte dello scorso 12 agosto, quella che dopo una serie infinita di rinvii si concluse con l’approvazione della legge regionale sulle indennità, gli emolumenti, i rimborsi e i privilegi dei consiglieri regionali, il governatore Paolo di Laura Frattura era pronto a votare insieme ai grillini. In particolare, il presidente della Regione era intenzionato ad approvare l’emendamento del Movimento 5 Stelle che proponeva l’abolizione dell’articolo 7, la cosiddetta norma portaborse che attribuisce a ciascun consigliere regionale 2451 euro non rendicontabili ed esentasse. La notizia arriva direttamente da un autorevole esponente della maggioranza che, come Frattura, era della medesima intenzione.

Chi quella notte era in aula, come noi, ricorderà come ad un certo punto, quando sembrava che i lavori dovessero finalmente avviarsi, ci fu una ulteriore e interminabile interruzione. Riunione di maggioranza, come si dice in gergo: fu questa ufficialmente la causa dell’ennesimo stop. In realtà più che una riunione fu una guerriglia di maggioranza, un corpo a corpo tra coloro che volevano l’abrogazione dell’articolo 7 e quelli che invece volevano tenersi in saccoccia il malloppo. E’ finita che la proposta di Frattura di votare a favore dell’emendamento dei grillini è naufragata: cinque i voti favorevoli, otto quelli contrari. Dalle informazioni in nostro possesso, con Frattura si sono schierati: Ciocca, Facciolla, Ioffredi, Petraroia; contro, il resto della truppa: Cotugno, Di Nunzio, Di Pietro, Lattanzio, Niro, Parpiglia, Scarabeo e Totaro. Di quest’ultimo, capogruppo del Pd e, a suo tempo, relatore della legge 10 e bocciatore a spada tratta di tutti gli emendamenti dei 5 Stelle, va detto che di recente ha mutato indirizzo: oggi, insieme a tutti i consiglieri regionali del Partito democratico, è per l’abrogazione dell’articolo 7. Bontà sua, bontà loro.

Sta di fatto che in quella tragica sera d’agosto, che i 5 Stelle hanno battezzato come “notte della vergogna” (definizione che ci sentiamo di sottoscrivere), Frattura fu vittima di un vero e proprio agguato politico della sua stessa maggioranza. Un assalto al furgone portavalori. Il governatore deve essersela legata al dito, a giudicare dalla risposta al plutonio che ha dedicato a Totaro quando quest’ultimo, motu proprio, ha annunciato l’abrogazione dell’articolo 7.

Presumibilmente, come per ogni notizia indigesta, adesso si scateneranno le coliche, le precisazioni, i passi avanti e i passi indietro di tutti; ma questo conta quello che conta: cioè niente. Il lavoro del cronista è quello di raccontarle tutte le storie, nessuna esclusa, e lo diciamo a beneficio di qualche squinternato teologo della dietrologia abituato a vedere dietro ad ogni storia, detta o non detta, chissà quale secondo o terzo fine. Altro fine, oltre a quello di raccontare ciò che accade e apprendiamo, non ve ne sono.

Ciò che è accaduto, in questo caso, è di evidenza palmare. Frattura ha provato a togliere dalle saccocce dei colleghi il famigerato articolo 7 ma non ci è riuscito. Non a caso, dopo il cortocircuito di maggioranza, fu proprio lui a proporre in aula un Ordine del giorno che impegnava l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale a studiarne una diversa regolamentazione. Sta di fatto che, ad oggi, l’articolo 7 è vivo e vegeto ed è talmente vivo che nelle prossime ore verrà liquidato a tutti i consiglieri regionali affinché vegetino a sufficienza anche per questo mese. Alle spalle dei cittadini.

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