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venerdì, Aprile 26, 2024

I consiglieri regionali e le occasioni mancate

AperturaI consiglieri regionali e le occasioni mancate

di MANUELA PETESCIA 

In una condizione di forte disagio economico come quella attuale, tra aziende in crisi, imprese e i negozi che chiudono, tasse regionali che aumentano, con la mancata riduzione degli stipendi la classe politica ha perso una grande occasione per mandare al popolo un segnale di solidarietà netto e immediato. 

Esistono momenti particolari, nella vita di una nazione, o di una regione come la nostra, in cui il disagio sociale cresce di pari passo con l’insofferenza, l’indignazione, la protesta.

Il sentimento popolare si fa ostile e si concentra su un solo aspetto, quello più vistoso e immediatamente aggredibile: gli stipendi dei politici.

In momenti simili, chi governa dovrebbe sentire come naturale il dovere di mandare al popolo un segnale netto, immediato, privo di equivoci. E il momento che vive il Molise è uno di quelli: non si ricordava tanta povertà e tanta disoccupazione dai tempi dell’emigrazione nelle Americhe, o dell’emigrazione più recente, verso la Svizzera o la Germania.

Stravincendo le elezioni regionali non più tardi del febbraio scorso, con il suo “Molise di tutti”, Paolo Di Laura Frattura aveva creato grandi aspettative, che ben presto si sono scontrate con la realtà, in uno dei momenti più difficili che questa regione abbia mai attraversato, con la sanità che affonda, lo Zuccherificio, la Solagrital, l’Arena e l’Ittierre che non si schiodano da uno stato di crisi che non sembra vedere vie d’uscita. Le piccole e medie imprese scompaiono, gli esercizi commerciali chiudono, l’Italia del Nord schiaccia l’Italia del Sud e l’Europa gioca al lotto con i parametri di stabilità, mentre i due terzi dei suoi Stati Membri rischiano il tracollo finanziario. Con le alluvioni, le grandinate, la siccità sempre all’ordine del giorno, all’appello manca solo una dichiarazione di guerra al Molise con tanto di invasione territoriale.

Questa è la regione che Paolo Frattura si è trovato a dover amministrare.

Pochi vorrebbero essere al suo posto e meno di pochi saprebbero cosa fare.

Ma lasciando da parte il presidente e la sua giunta, impegnati su così tanti fronti e in mezzo a tante difficoltà, una grande occasione per dare un segnale di buonsenso, anche minimo, i consiglieri regionali l’hanno avuta.

Ed è stata la riduzione delle indennità, discussa pochi giorni fa in Consiglio regionale. Telemolise non si riconosce nei populisti che hanno fatto di questo tema la loro unica ragione di vita politica. Un genere di politicanti, o antipoliticanti, che di solito fa ingresso nella storia nei momenti di grave difficoltà economica, a complicare ulteriormente le cose con il loro radicalismo senza capo né coda e la loro voglia di patiboli e di ghigliottine. Una massa senza volto che cerca il colpevole a tutti i costi e vittime sacrificali da dare in pasto alla pubblica opinione. Tribuni improvvisati che non si capisce per quale ragione dovrebbero quantificare gli stipendi altrui, al posto delle leggi e dei regolamenti come si usa nelle democrazie. Masanielli che si dedicano all’ingiuria quale occupazione alternativa al nulla: tutti ladri, tutti corrotti, tutte prostitute, un disco incantato che a lungo andare neanche impressiona più.

Non ci riconosciamo in questi cultori dell’agitazione fine a se stessa, e neanche ci sogniamo di associare l’origine di tutti i mali ai costi della classe politica.

Ciò non toglie che i consiglieri regionali abbiano perso un’occasione enorme, più unica che rara, per mandare al popolo dei loro amministrati un segno di comprensione e di solidarietà. Rinunciando a una parte dello stipendio, per poter dire “vedete, anche noi abbiamo fatto un sacrificio”, per poter condividere anche solo simbolicamente lo strazio di questo territorio. Tutt’altro. I consiglieri regionali hanno mandato un segnale in senso opposto. Nel senso, cioè, dell’arroganza e della strafottenza. Come uno schiaffone in pieno viso al popolo affamato.

Lo stesso popolo al quale, negli stessi giorni, si chiedevano altri sacrifici, con l’aumento delle tasse regionali: Irpef, Irap, bollo auto, benzina e tutto il resto.

I titani della politica un errore strategico di tale portata non l’avrebbero mai commesso.

E allora l’attuale classe politica sarà ricordata da tutti per l’arroganza, per la smisurata avidità, per una disinvoltura ai limiti dell’illusionismo dei maghi del varietà, perché di illusionismo sa il gioco di prestigio messo in atto per arraffare anche l’ultimo centesimo.

Lo abbiamo già detto, uomini piccoli piccoli.

Come piccoli piccoli sono quegli uomini che di fronte alle indagini in corso sulle spese ridicole, scandalose, qualcuna letteralmente oscena, rendicontate dai gruppi consiliari con i soldi pubblici, di fronte alle indagini della Corte dei conti, della Guardia di finanza, della Procura, se la sono presa con Telemolise che ha divulgato la notizia, lasciando arrivare a questa azienda, un giorno sì e l’altro pure, messaggi di ostilità e piccole minacce.

Se tra le spese rendicontate si trovano pranzi e cene per niente istituzionali, discoteche, amanti di lusso, casinò, gioielli, lap dance, rimborsi per attività personalissime, come risulta dalla informazioni in nostro possesso, dalle quali peraltro si evince che le spese più folkloristiche sono da ricondurre a consiglieri regionali di centrodestra, non importa quello che farà la Procura.

È un problema etico che andrebbe affrontato chiedendo scusa ai molisani e consegnando le proprie dimissioni.

O anche questa sarà un’occasione mancata.

 

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