Come era prevedibile, la sentenza del Tar sulle quote rosa in Giunta regionale ha scatenato un vespaio di polemiche. Dopo la delusione e l’amarezza espresse da Adriana Izzi, che aveva presentato ricorso, arriva la presa di posizione di Giuditta Lembo, consigliera di Parità della Regione Molise. “Rivendicare la «riserva indiana» per le donne in politica non risponde a pieno al rispetto del principio di una equilibrata presenza di donne e uomini ha commentato – Parlare di quota rosa ancora nel 2013 dopo che l’Unione Europea si è spinta a parlare del 40% così come la più recente sentenza del TAR Lazio dello scorso marzo, è riduttivo,occorre osare di più,chiedere la parità! Le donne non devono chiedere tutela, ma la condivisione dei diritti – ha sottolineato la Lembo – Solo così si potrà parlare di una democrazia compiuta, dove tutti i cittadini sono davvero rappresentati.Non c’è bisogno dei dati per sapere che per le donne è più difficile essere assunte o fare carriera, che nel mondo del lavoro sono discriminate, guadagnano meno, poche arrivano nelle stanze dei bottoni e se ci sono arrivate hanno dovuto strafare, studiare, specializzarsi, lavorare, soffrire cento, mille volte più di un uomo. Quindi, se l’obiettivo delle quote rosa è di evitare discriminazioni, esse possono essere un mezzo ma non un fine ha sottolineatob Giuditta Lembo – Le donne vogliono lavorare, bene, a fianco degli uomini, avere incarichi di rilievo, rappresentativi, non vogliono più qualcosa di meno, come è stato fino ad ora, ma qualcosa di più soprattutto perché lo meritano.La preparazione, la professionalità, l’intelligenza, la volontà, la determinazione non hanno sesso. Certo è che il problema della scarsa presenza delle donne nel cuore pulsante delle istituzioni democratiche del paese-ha proseguito la consigliera – è un problema reale, ed è un problema della democrazia stessa; non solo una questione di «genere», quanto, piuttosto,di civiltà.È un percorso di garanzie, non di semplici «riserve»; è, anzitutto, una questione culturale,la dimostrazione dell’arretratezza culturale di un paese. Il tema della democrazia paritaria (uomo-donna), sebbene declinato con forme differenti, è tema europeo, nel senso che coinvolge tutti i sistemi politici dell’Unione Europea.La Costituzione italiana del 1948 si pose, chiaramente, da un lato l’obiettivo di garantire una effettiva eguaglianza tra i cittadini, dall’altro di favorire l’affermazione dei cittadini di sesso femminile in contesti tradizionalmente caratterizzati da una forte presenza/influenza maschile – ha sottolineato ancora la consigliera -bisogna ricordare anche la riforma del 2001 dell’art. 117 della Costituzione che prevede che le leggi regionali rimuovano “ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica” e promuovano “la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”. Siamo ancora lontani – la Lembo – da quello che potrebbe essere considerato un momento decisivo verso una rappresentanza egualitaria, ma rivendicare la parità serve se non altro a marcare una traiettoria di marcia irrinunciabile per un paese che vuole dotarsi di Istituzioni più rappresentative, allineate alle principali democrazie europee, e segnare nei fatti la propria propensione all’innovazione, al cambiamento e alla reale capacità di inclusione. Allora, un primo passo convincente per il Consiglio regionale del Molise è adeguare al più presto lo Statuto al principio di parità e poi di conseguenza la decisione del presidente Frattura di coinvolgere a pieno titolo le donne nelle attività dell’esecutivo”, ha concluso la consigliera di Parità.



