La tecnica è quella dell’incaprettamento, quella tipica degli omicidi firmati dalla mafia o dalla camorra. Legato alle gambe, al bacino e al collo e attaccati tre pesi da palestra di cinque chili ciascuno, una zavorra in tutto di 15 chili che avrebbe dovuto tenere quel corpo in fondo al mare il più al lungo possibile. E invece quel corpo sabato pomeriggio è riaffiorato e si è spiaggiato sul litorale sud di Campomarino, vicino alla foce del fiume Saccione. Il mistero intorno al cadavere ancora senza identità si infittisce sempre di più e se gli inquirenti non vogliono ancora escludere l’ipotesi del suicidio, la pista inquietante dell’omicidio è quella che con il passare delle ore si fa sempre più concreta. Solo l’autopsia potrà dire qualcosa più sulle cause della morte e chiarire se l’uomo quando è caduto in mare fosse ancora vivo oppure no. Un’età tra i 40 e i 45 anni, razza bianca, corporatura robusta, indossava una maglietta rossa, pantaloncini blu e scarpe da ginnastica. Il volto irriconoscibile e già in stato di decomposizione e finora nessuna denuncia di scomparsa coincide con le caratteristiche del corpo restituito dal mare e che stando ai primi riscontri era in acqua da almeno due giorni. Indagini difficili quelle che il comandante dei carabinieri di Termoli Paolo Nichilo sta portando avanti, così come sarà difficile scoprirne l’identità soprattutto se si tratta di uno straniero. L’abbigliamento e quei nodi sulle corde, tipici di mani esperte del mondo della pesca, hanno fatto ipotizzare che si possa trattare di un pescatore, ma la ricostruzione del misterioso puzzle non è semplice, pochi i punti certi. Per ora un tassello è stato aggiunto e cioè quello della traiettoria che può aver tracciato il corpo. Con lo studio delle correnti è stato ipotizzato che il cadavere è arrivato da nord. Solo l’autopsia a questo punto potrà dire più. Oggi il pm Morena Susi nominerà il medico legale e domani con molta probabilità sarà eseguito l’esame.
Delitto mafioso o suicidio: il giallo del cadavere restituito dal mare
