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giovedì, Marzo 28, 2024

Iorio e la sospensione. Storia di un sopruso politico

AperturaIorio e la sospensione. Storia di un sopruso politico

di PASQUALE DI BELLO

L’eliminazione del Capo dell’opposizione per mano di legge, priva la politica molisana di uno dei suoi protagonisti. Con l’esclusione di Michele Iorio, il Consiglio regionale perde un contraltare politico che sarebbe stato utile anche agli attuali governanti.

Detentore del triste primato di primo consigliere regionale sospeso in forza della normativa “liste pulite”, Michele Iorio dovrà essere presto ribattezzato col nome di Giobbe. Come il patriarca di cui si narra nell’Antico Testamento, egli più che un personaggio politico sta assumendo le fattezze di un personaggio biblico. Uno sventurato, esattamente come Giobbe. Diciamo questo perché, dopo averlo criticato, non poco e aspramente, ci sentiamo di spezzare una lancia a suo favore. Questo, per un duplice ordine di ragioni: la prima è che se in Italia esiste ancora il principio di non colpevolezza sino al terzo grado di giudizio, è davvero singolare l’anticipo di pena a cui è sottoposto (perché quella della sospensione lo è) per una colpa che deve essere ancora accertata in via definitiva. E’ vero che la condanna per abuso d’ufficio ad un anno e sei mesi è stata confermata in Appello, ma è altrettanto vero che spesso la Cassazione ha ribaltato decisioni di primo grado confermate anche al secondo. La seconda ragione è di ordine eminentemente qualitativo, e si riferisce alla composizione di un Consiglio regionale dotato di un peso specifico bassissimo se non pari allo zero. Tolta qualche buona individualità, è evidente che ci troviamo davanti ad una classe politica a dir poco mediocre. La presenza di Iorio, indubbiamente, eleverebbe la qualità della rappresentanza e darebbe vita, con certezza, ad un contraddittorio produttivo tra la maggioranza al governo e l’opposizione. Basti pensare alla ridicola storia del buco di bilancio, quella per la quale addirittura si è istituita una commissione consiliare ad hoc, e che si è rivelata una bufala. Anzi, visti i tempi che corrono, una manza.

Su Iorio possiamo dire e scrivere tutto, possiamo non essere d’accordo con lo stile politico, l’amministrazione e l’approccio alla cosa pubblica (e noi di certo d’accordo non lo siamo) ma non vi è dubbio che quest’uomo, per  più volte, è stato scelto e ampiamente votato. Pur avendo perso le elezioni (e pesantemente) contro Frattura, per Iorio hanno votato circa cinquantamila persone. Non poche, circa un quarto dell’elettorato attivo.

Appare quindi beffarda, in relazione sia al profilo giuridico della questione e, soprattutto, rispetto a quello politico, la sospensione comminata all’ex governatore. Era ineleggibile, si dice. Sta di fatto che le cinquantamila persone che l’hanno votato erano assolutamente consapevoli di chi fosse, che condanna avesse e che questa non fosse definitiva. Ma ciò, evidentemente, nell’Italia ipocrita e giacobina nella quale viviamo deve contare poco o nulla. Qualcuno dirà che vi sono nazioni in cui basta un sospetto, un avviso di garanzia, un’indiscrezione, una chiacchiera a determinare le dimissioni o l’espulsione dal circuito politico di questo o quel personaggio. Assolutamente vero. Basti pensare agli Stati Uniti e alla Germania che se da un lato sono degli esempi positivi, dall’altro sono degli esempi al contrario. Vediamo di spiegarci: se Bill Clinton si giace con Monica Lewinsky rischia di rimetterci l’osso del collo, se poi bombarda la ex Jugoslavia riceve la nomination ad alfiere della pace e della democrazia. Insomma, un paese che sorvola sulle bombe e s’accanisce per le avventure presidenziali al di sotto della cintola, non ci pare possa essere preso a modello, se non d’ipocrisia. Così la Germania, dove il Capo dello Stato arriva a dimettersi per un prestito ricevuto a tasso di favore e la Merkel, che ha messo in ginocchio con la sua politica del rigore mezza Europa, affamando letteralmente milioni di persone, pensa di ricandidarsi per l’ennesima volta.

In fine, non possiamo tacere del parricidio di cui Iorio è stato vittima, consumato da una creatura che egli stesso ha generato, Nico Romagnuolo. L’ex sub-commissario per la ricostruzione (nominato dal commissario Iorio) non ha esitato a costituirsi al Tar contro il ricorso presentato dall’ex governatore ai giudici amministrativi. Romagnuolo, vale la pena di specificarlo, è quello che è subentrato a Iorio in Consiglio regionale e che andrebbe a casa qualora rientrasse. Insomma, di questo passo a Iorio toccherà anche la beffa Romagnuolo oltre al danno della sospensione.

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