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venerdì, Aprile 26, 2024

Parte da Agnone la rivolta contro il Piano Basso

EvidenzaParte da Agnone la rivolta contro il Piano Basso

Riunione dei sindaci dell’alto Molise che hanno dato mandato ad un legale per presentare ricorso al Tar 

In riunione ad Agnone tutti i sindaci altomolisani del bacino di pertinenza del distretto sanitario agnonese. Insieme hanno firmato la delega ad un importante studio legale per il ricorso al Tar Molise contro il piano di ridimensionamento varato dall’ex commissario Basso. È la prima volta che l’intera delegazione dei sindaci si riunisce per dare il via ad un’azione comune di lotta contro le direttive del sub commissario regionale alla sanità. Probabilmente il ricorso al Tar avrà lo stesso peso legale del ricorso di un qualunque cittadino, non è questo che conta, ma il peso e il significato politico di un’iniziativa del genere sono certamente più considerevoli e la Regione farebbe bene a tenerne conto. In sostanza i rappresentanti di trentamila molisani, tanti sono i residenti dell’ambito sanitario altomolisano, dicono no ad un piano che più che al ridimensionamento dei costi, punta al taglio drastico e netto di servizi assolutamente indispensabili. Pronto soccorso, analisi, radiologia, punto nascita, chirurgia d’urgenza. Questi servizi non possono essere disattivati dicono i sindaci altomolisani, mettendo in discussione il diritto alla salute sancito dalla costituzione e uguale per tutti i molisani, da Termoli a Venafro, compresi i territori montani.

Non si può bloccare il San Francesco Caracciolo di Agnone, sapendo che si stanno togliendo servizi anche al Santissimo Rosario e al Ferdinando Veneziale di Isernia. L’ultimo caso ad Agnone riguarda il reparto di Chirurgia dove da domani saranno a rischio gli interventi per mancanza di anestesisti. Ormai da mesi il Caracciolo convive con una carenza cronica di personale che inevitabilmente lo sta conducendo ad una morte annunciata. Chiuso il punto nascita, si registrano pesantissime criticità in Radiologia, Pediatria, laboratorio Analisi e Ortopedia, che, sommate al licenziamento di sette portantini, forniscono un quadro drammatico per quello che fino a pochi anni fa rappresentava l’ultimo baluardo della sanità pubblica nelle aree interne. Insomma, la rivolta di trentamila altomolisani potrebbe presto allargarsi a Isernia e Venafro, coinvolgendo l’intera provincia di Isernia. Attualmente l’unico pronto soccorso operativo per tutte le tipologie è quello di Isernia e già oggi per due o tre tipi di prestazione bisogna ricorrere al Cardarelli di Campobasso. In conclusione, con il progressivo depauperamento della sanità pubblica in provincia di Isernia andrà sempre peggio.

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