12.1 C
Campobasso
giovedì, Aprile 25, 2024

Eutanasia di una fabbrica. Tre milioni di euro per liquidare lo Zuccherificio del Molise

AperturaEutanasia di una fabbrica. Tre milioni di euro per liquidare lo Zuccherificio del Molise

di PASQUALE DI BELLO

E’ di circa tre milioni di euro l’esorbitante cifra necessaria per liquidare lo Zuccherificio del Molise Spa, la bad company in fase di Concordato preventivo con i creditori. Una somma necessaria a pagare principalmente, e prima di tutti, consulenze d’oro affidate a professionisti provenienti da fuori regione.

Ore 19,15 del ventitré ottobre 2012, un giorno di vento oblique e malinconico. Siamo nella sede dello Zuccherificio del Molise Spa, in agro di Termoli, accanto alla stazione ferroviaria di Guglionesi – Portocannone, uno scalo dimenticato da Dio e dagli uomini. La scena potrebbe essere quella di un film di Wim Wenders, tanto è triste la location, un set degno dell’inquietudine di Paris-Texas. Accanto allo Zuccherificio c’è la vecchia acciaieria Stefana, un residuato della preistoria industriale del Molise. Una fabbrica deceduta da molti decenni, lasciando per strada operai, gente, famiglie che molti anni prima delle attuali crisi industriali hanno assaporato il sapore ferrigno della sconfitta, quel senso di vertigine che ora deve essersi trasferito pochi metri accanto, tra gli operai dello Zuccherificio, tra le loro famiglie e tutto l’indotto saccarifero, dagli agricoltori ai trasportatori, che vedono in quella fine di ottobre l’avvicinarsi di una Natale amaro, un fine anno di luminarie che si accendono come lumini al cimitero. Lo spettro della disoccupazione alligna sulle loro teste e l’ala nera della disperazione vola come un uccellaccio maligno. Dalla Stefana allo Zuccherificio del Molise sono pochi passi, poche decine di metri dipinti sullo stesso fondale blu tenebra nel quale sembrano affondare le speranze degli uomini di oggi insieme a quelli di ieri. Quelli neri di fonderia e quelli bianchi di zucchero, sembrano uomini accumunati da uno stesso destino inesorabile, stritolati da quel mostruoso sistema industriale molisano, un Frankenstein costruito appicciando insieme pezzi di politica, pezzi di impresa, pezzi di pescicani, pezzi di avventurieri ed altri pezzi che solo la decenza e il rispetto per la nostra professione e per il lettore ci impediscono di descrivere.

E’ il ventitré di ottobre, ormai è sera quando in uno degli uffici dello Zuccherificio del Molise si accende una luce e vi fanno ingresso Antonio Di Rocco, presidente del Cda e democristiano di lungo corso, Alberto Alfieri, Amministratore delegato, e Lucio Di Gaetano, Consigliere del Cda che quella sera si riunisce. All’ordine del giorno vari temi ma uno tra tutti da far tremare i polsi: “Esame dello stato della procedura di Concordato preventivo e dei costi connessi ivi connessi quelli da soddisfare in prededuzione”. Per spiegarci e capirci: la Regione Molise, che di riffa o di raffa ha gettato nell’operazione Zuccherificio circa 50milioni di euro negli ultimi anni, azionista pressoché unico dello stabilimento saccarifero, è costretta a venire a patti con i creditori pur di non far fallire l’azienda. In pratica si cerca un accordo per soddisfare chi vanta crediti esigibili e scaduti da tempo. Se c’è l’accordo i creditori prenderanno qualcosa, molto meno di ciò che ad essi spetterebbe, ma certamente molto di più di un eventuale calcio alle terga derivante da un fallimento. Lo Zuccherificio, nonostante i 50milioni della Regione Molise, è in uno stato di gravissima crisi finanziaria. In pratica rischiano tutti di finire a “capasotto” se non si trova un accordo e, primi tra tutti, gli operai che sono tra i candidati privilegiati al camposanto della disoccupazione.

Bene, mentre le ombre della sera si allungano tetre su Pantano basso, il Cda dello Zuccherificio del Molise Spa, con la sola eccezione di Lucio Di Gaetano che fa mettere a verbale il proprio “disappunto sull’entità delle cifre preventivate”, prende atto dell’informativa resa dall’Amministratore delegato Alberto Alfieri sulla procedura di Concordato preventivo e dei “debiti prededucibili”, cioè quei costi riferiti a tutte le figure professionali incaricate a vario titolo di accompagnare con le loro consulenze la fase di Concordato. In pratica un rosario di gente che, per l’eutanasia dello Zuccherificio, costerà circa tre milioni di euro (precisamente 2.885.029). Costi (per l’azienda) e crediti (per chi li vanta), prededucibili: che vengono cioè pagati prima di ogni altro credito privilegiato o chirografario. Insomma, è come se prima di morire al morto venisse chiesto di saldare tutte le spese del funerale.

Ora, precisato che questo è quello che prevede la legge, viene da chiedersi: ma era proprio necessario un funerale da tre milioni di euro? Questa vicenda non poteva essere affidata a costi ridottissimi? Nei giorni scorsi abbiamo già scritto di questa storia che parla di zucchero ma che sa d’amaro e c’eravamo fermati a un milione e novecentomila euro. Ora dobbiamo aggiungere ben 650mila euro per i Commissari giudiziali e altri 320mila circa per altri oneri e frattaglie varie. Ci chiediamo non se questo sia legale (perché lo è) ma se sia ammissibile spendere questo botto di soldi. Interrogato sulla vicenda, quel ventitré di ottobre l’Amministratore delegato Alberto Alfieri risponde che “i compensi dei vari collaboratori sono stati verificati dai Commissari giudiziali e ritenuti congrui ai tariffari in vigore”. Supponiamo che i Commissari, tra gli altri, abbiano ritenuto congruo e ai tariffari in vigore anche il proprio di compenso. Nel frattempo Alfieri è divenuto Amministratore unico del “Nuovo Zuccherificio del Molise Srl”, al costo di  20mila euro al mese, anche questo congruo come da tariffario in vigore. Ciò detto, e ribadito che d’illegale qui non vi è nulla, non è forse il caso di chiedersi se in Molise in Italia e al Mondo non vi siano professionisti e amministratori, come dire, “low cost”? Ce lo chiediamo, lo chiediamo ai molisani ed anche al presidente della Regione e alla sua Giunta: Frattura, Petraroia, Facciolla, Scarabeo e Nagni, voi come la pensate? E, soprattutto, cosa pensate di fare? Ci è chiaro che voi con tutto questo non c’entrate una beneamata seppia, ma ora al governo ci siete voi e a voi chiediamo se non di darci un taglio almeno di metterci un freno. Non vorremmo che un domani, accanto agli spettri che si aggirano nella vecchia Stefana, ve ne fossero altri che urlano vendetta solo pochi metri accanto.

Ultime Notizie