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mercoledì, Aprile 24, 2024

Michele Iorio e Vincenzo Cotugno, storia di due ingiustizie

AperturaMichele Iorio e Vincenzo Cotugno, storia di due ingiustizie

di MANUELA PETESCIA

In apertura l’editoriale del nostro direttore, Manuela Petescia, in onda su Telemolise. Sotto la lente, due casi politici e umani, due ingiustizie con due protagonisti diversi: Michele Iorio e Vincenzo Cotugno.

Esistono ingiustizie che vanno al di là del rispetto formale delle regole.  Casi in cui tutto è lecito, regolare, secondo la legge… Eppure tutto appare così profondamente ingiusto. Michele Iorio e Vincenzo Cotugno, per motivi diversi, sembrano casi da manuale.

Presidente della Regione per dodici anni, Michele Iorio si trova fuori dalle Istituzioni a causa di una sola condanna, peraltro nemmeno passata in giudicato, per abuso d’ufficio.

Ma c’è il decreto liste pulite, qualcuno obietterà.  È vero. La legge non ammette eccezioni. D’accordo. Eppure qualcosa non quadra. Non quadra che il fior fiore dei criminali politici occupi comodamente le poltrone istituzionali di tutta Italia, mentre a Iorio sia impedito perfino il ruolo di consigliere regionale di opposizione. I poveri cristi in galera per aver preso una mela e i pedofili a celebrare le messe è la prima metafora che viene alla mente.

 

È legale ma è ingiusto, così va l’Italia verrebbe voglia di dire. O meglio così va il Molise, se è vero che quello di Michele Iorio è il primo e unico caso in cui il decreto liste pulite sia stato applicato. Ma il Molise ha fatto scuola di ingiustizia anche per un’altra vicenda clamorosa, questa volta di matrice politica: la mancata elezione di Vincenzo Cotugno a Presidente del Consiglio Regionale. Anche qui tutto si è svolto secondo le regole.

Votazione in aula a maggioranza compatta e tanto di manovre machiavelliche targate Roberto Ruta: perdere Niro avrebbe prodotto un danno di due unità, un pericolo serio per possibili agguati e ribaltoni futuri, in politica il debole si sacrifica sempre, una specie di legge della natura. Tutto dunque secondo le regole, ad eccezione di quella umana.

Lasciando da parte infatti la riflessione – ancora politica – dei quindici e più mila voti che la lista Rialzati Molise ha consegnato alla coalizione, spingendo il centrosinistra verso la vittoria e restando ciò nonostante priva di qualunque visibilità, c’è un’ingiustizia umana che non può essere taciuta: la modalità incivile e barbara con cui si è attuato il disegno.

Non si può cambiare idea a un passo dal voto. Non si può venire meno alla parola data come se si trattasse di una carta di credito casualmente dimenticata, come se il risvolto personale (di amarezza, di umana mortificazione) non avesse alcun valore.

Come vittima dell’ultimo dei giochetti delle correnti democristiane anni 80, Vincenzo Cotugno è entrato in aula vestito da Presidente e ha lasciato l’aula con le lacrime agli occhi. È per questo che la tv non griderà allo scandalo rispetto all’ipotesi dell’allargamento della giunta.

È stato fatto un torto umano e politico, bene fa Paolo Di Laura Frattura a ripararlo.
E non sarà il quinto assessore a impoverire il popolo molisano, tanto più se si tratta dei costi precisati da Frattura nell’intervista che ha rilasciato a Telemolise. Anzi potrebbe essere questa la strada per raggiungere concordia e unità di intenti, la compattezza indispensabile per un’azione di governo incisiva.

 

 

 

 

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