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lunedì, Maggio 6, 2024

Il nostro “struggente” bisogno di Prodi

AttualitàIl nostro “struggente” bisogno di Prodi

di PASQUALE DI BELLO

Romano Prodi, dal novembre 1978 al marzo del 1979 è stato ministro dell’Industria nel IV governo Andreotti, un monocolore democristiano. Insieme a lui, oltre allo stesso Andreotti, altri nomi “eccellenti” della Prima Repubblica: De Mita, Forlani, Cossiga, solo per citarne alcuni. Di seguito, un gusto ritrattino fatto dal mitico Fortebraccio sull’Unità. Fortebraccio, nel suo corsivo, in realtà se la prende con Donat Cattin a cui Prodi soffiò il posto (sic!), ma non manca di evidenziare, allora, quello che va di moda ancora: il nostro “struggente” bisogno di Prodi. Questa sarebbe la novità proposta dal PD, un vecchio arnese del passato contrabbandato per salvatore della Patria. Ma non è tutto: il PD, con la sua scelta, è palesemente fuori dalla Costituzione o, quantomeno, dal dizionario della lingua italiana; art. 87: “Il Presidente della Repubblica è Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”. E vi pare che sia questo il caso di Prodi? Uno che in nome e per conto di una coalizione, il centrosinistra, è stato protagonista (nel bene o nel male) di uno scontro frontale con Silvio Berlusconi, capo della coalizione avversa, il centrodestra, può essere considerato “rappresentante dell’unità nazionale”?

<<Quando Donat Cattin taceva, ben pochi, crediamo, pensavano al prof. Prodi ministro. Oggi che Donat Cattin ha posto con tanta delicatezza un veto sulla sua nomina, non c’è più nessuno che non sogni Romano Prodi al ministero. Dall’Alpi al Lilibeo, e forse dal Manzanarre al Reno il nostro bisogno di Prodi, per così dire, si è fatto struggente. Anche i vegliardi, anche gli infanti si sentono fermare per strada e chiedere: “lei è il prof. Prodi?”. “No, signore”. “Peccato”, e il corteo si ingrossa cammin facendo. Grandi striscioni precedono la folla che s’accalca davanti al ministero dell’Industria: “Vogliamo Prodi” vi si legge, e questa esaltata aspirazione è il capolavoro politico di Donat Cattin>>.

(Fortebraccio, l’Unità, 14 novembre 1978)

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