Questo danno serve a essere un ristoro adeguato alle privazioni e alle sofferenze che i ricorrenti hanno dovuto subire per la loro adesione a un sindacato e l’ossequio a un credo politico sindacale che li ha posti in una situazione di vera e propria stigma. Tutto ciò in plateale contrasto con i valori difesi e perseguiti dall’articolo 2 della Costituzione e in spregio al diritto di ogni singola persona di esprimere liberamente la propria personalità soprattutto negli ambienti di lavoro e in ogni formazione sociale in cui essa si esprime”.
queste parole il giudice di Larino Aldo Aceto ha commentato la sentenza con la quale ha condannato la Fiat per comportamento discriminatorio nei confronti degli iscritti Fiom di Termoli. Un passaggio definito ‘poetico’ oltre che significativo dagli avvocati Marianna Salemme e Pietro D’Adamo che per conto del sindacato hanno seguito e vinto prima la causa collettiva con la quale il giudiceordinava alla Fiat il riconoscimento del giusto salario agli iscritti Fiom che dal mese di novembre hanno iniziato a riscuotere lo stipendio senza decurtazioni, e poi quella individuale dei 25 iscritti, gli unici rimasti dopo che dal maggio del 2012 con un’interpretazione che è stata definita dagli avvocati ‘strumentale’, la Fiat ai dipendenti con tessera Fiom ha deciso di applicare il contratto del 2008 con un taglio in busta dell’ordine di 250-300 euro. Ora il giudice non solo ha deciso che Fiat deve restituire il ‘maltolto’ circa 1800 euro, riferito ai mesi che vanno da maggio a ottobre del 2012, ma anche individuato nella stessa cifra il danno ‘non patrimoniale’ subito dai lavoratori.
Il segretario regionale della Fiom Giuseppe Tarantino ha rivolto un appello a tutti i lavoratori della Fiat affinché appoggino le cause che il sindacato sta portando avanti contro l’azienda, come quella per il riconoscimento delle malattie sul lavoro o sulla regolarità dell’utilizzo della Cassa integrazione, che solo nel 2012 ha raggiunto un monte ore di decine di milioni.
