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lunedì, Aprile 29, 2024

Bain & Co: l’Appello conferma la condanna per Iorio

AperturaBain & Co: l’Appello conferma la condanna per Iorio


I giudici di secondo grado hanno rigettato il ricorso presentato dall’ex presidente della Regione Michele Iorio che annuncia:  ricorrerò in Cassazione

I giudici di secondo grado hanno respinto l’appello presentato dai legali di Michele Iorio,  confermando, dunque, la sentenza di primo grado emessa nei suoi confronti: un anno e sei mesi per l’accusa di abuso d’ufficio. Un verdetto contro il quale lo stesso Iorio ha annunciato il ricorso in Cassazione. Dopo circa due ore di Camera di Consiglio, il collegio giudicante, presieduto da Rossana Iesulauro,  alle 18,30, ha emesso il proprio verdetto: nessuna riduzione rispetto a quanto avevano deciso i giudici di primo grado. Respinta perfino la richiesta del procuratore generale, Antonio La Rana che aveva proposto la riduzione della condanna ad un anno perché uno dei due reati, quello legato alla prima delibera incriminata, sarebbe stato prescritto. Di parere diverso, invece, l’avvocato di parte civile Fabio del Vecchio che, a nome del Codacons aveva invece chiesto la conferma piena della sentenza di primo grado. La vicenda giudiziaria, lo ricordiamo, è riferita a due delibere di Giunta regionale, firmate dall’allora presidente della Regione, Iorio:  una nell’agosto del 2003, che assegnava consulenze per il sistema sanitario regionale e l’altra nel 2004, per una consulenza per il progetto relativo alla Termoli- San Vittore. Consulenze affidate ad un’unica società, la Bain & Co, multinazionale presso la quale lavorava il figlio del presidente, Davide. In primo grado Iorio venne riconosciuto colpevole del reato di abuso d’ufficio, perché, secondo i giudici avrebbe favorito la multinazionale nell’ottenimento delle due consulenze. Michele Iorio, assistito dagli avvocati Arturo Messere e Filippo Dinacci (noto per aver difeso l’ex capo del Dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso), si è detto tranquillo. “Non ho commesso alcun reato e dimostrerò  in Cassazione le mie ragioni – ha dichiarato al termine della lettura del dispositivo –  Ritengo assolutamente ingiusta questa sentenza. D’altra parte le sentenze vanno rispettate, ma secondo il mio giudizio, andando al cuore del problema, mi sento tranquillo con la mia coscienza. Non ho fatto nulla contro gli interessi della Regione e dei molisani per favorire la mia famiglia. E lo dimostrerò”.

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