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venerdì, Aprile 26, 2024

Carrese di San Martino: cronaca di una morte annunciata. A rischio una tradizione millenaria

AperturaCarrese di San Martino: cronaca di una morte annunciata. A rischio una tradizione millenaria

 

Carro dei Giovani

di PASQUALE DI BELLO

Aria di “paura” nel comune bassomolisano per l’edizione 2013 della Carrese: in dubbio la diretta Tv. L’applicazione dell’ordinanza Martini ha innescato un processo di chiusura e isolamento che potrebbe portare all’estinzione della nobile tradizione. E’ necessario un intervento immediato della Regione per il sostegno e la messa in sicurezza della manifestazione.

Quello che si sta consumando nel comune bassomolisano di San Martino in Pensilis, è un vero e proprio psicodramma collettivo. Quella che era una nobile e fiera tradizione plurisecolare, la Carrese, una mescolanza tra gli antichi riti pagani legati alle feste di primavera ed il folklore di matrice religiosa legato al culto dei santi (in questo caso San Leo o, per precisione, il beato Leone) rischia di scomparire, cancellata dal senso di terrore e inquietudine scatenato dalla cosiddetta “ordinanza Martini”, l’ordinanza del Ministero della Salute datata 21 luglio 2011 con la quale si dettano prescrizioni concernenti “la disciplina di manifestazioni popolari pubbliche o private nelle quali vengono impiegati equidi, al di fuori degli impianti e dei percorsi ufficialmente autorizzati”. Una normativa che gli azzeccagarbugli di questo Paese hanno immediatamente eretto a totem dell’estremismo animalista, trasformando le prescrizioni in essa contenute in una pistola puntata indiscriminatamente alla tempia di chiunque abbia a che fare con manifestazioni nelle quali vengono impiegati animali. Non fa nessuna differenza, secondo taluni lorsignori, che si tratti di corse clandestine, di quelle che mafiosi, camorristi, bulli e guappi di cartone scatenano per strada alle prime luci dell’alba, o che si tratti di tradizioni millenarie, espressione dei tratti identitari, storici e antropologici di una comunità e del suo territorio.

Carro dei Giovanotti

Il principio che è passato, sbagliato e maldestro, è che nulla si può fare, tranne quello che è autorizzato da una speciale “commissione di vigilanza” chiamata a verificare il rispetto preventivo delle norme a tutela degli animali. Ciò, senza tener conto di norme di rango maggiore che l’ordinamento prevede a tutela di interessi superiori o quantomeno di pari grado a quelli della tutela animale che, sia detto per inciso, qui non verrebbe minimamente in discussione vista la dedizione e la cura assicurate tutto l’anno agli animali (buoi e cavalli) impiegati nelle manifestazione. Potremmo chiamarlo, quello passato, senza nemmeno forzare più di tanto la mano, il principio delle Forche caudine, una prova umiliante e mortificante da subire a capo chino. Almeno questo è quello che avverte la comunità sammartinese: un senso di umiliazione e mortificazione che ha prodotto una serie di effetti collaterali che, col passare del tempo, porteranno alla cancellazione della Carrese o alla sua trasformazione in qualcosa d’altro rispetto al passato.

L’effetto più devastante prodotto dalla paura è stato quello di chiusura al mondo, facendo un balzo all’indietro di decine di anni. Salvo ripensamenti, la Fondazione San Leo, quella che presiede alle attività legate alla Carrese, quest’anno ha escluso (o meglio, è stata costretta ad escludere) la diretta televisiva della manifestazione. Ufficialmente la motivazione è di carattere economico ma, in realtà, si tratta anche di un atteggiamento dettato dalla  paura di molti di “apparire” all’esterno e di prestare il fianco ad attacchi strumentali che potrebbero mettere in discussione la tradizione. Lasciando da parte il dato economico, che si potrebbe ampiamente superare con un intervento regionale teso a sollevare la Fondazione dagli oneri di adeguamento del percorso di gara imposto dalla commissione di vigilanza e quindi a liberare risorse da destinare a scopo promozionale; lasciando da parte il dato economico, dicevamo, non possiamo tacere di come l’oscuramento della Carrese deciso ob torto collo dalla Fondazione possa sortire effetti letali per la stessa manifestazione.

Carro dei Giovanissimi

Si fa un gran parlare di promozione del territorio e tutela delle identità ma poi, all’atto pratico, si assumono decisioni contraddittorie sia della prima che della seconda istanza. Oscurare la Carrese significa far tornare la manifestazione ad una dimensione catacombale, destinata a pochi eletti se non ai soli addetti ai lavori. Quello che occorre, in realtà, è l’esatto contrario, ovvero una promozione spinta che utilizzi ogni mezzo possibile per esportare uno spettacolo unico al mondo. Spegnere i riflettori sulla Carrese è un salto nel buio, un gesto estremo dettato dalla paura di essere sorpresi a compiere un qualche misfatto. E questo non è nulla, perché il peggio è ancora altro: l’oscuramento da paura è una sorta di ammissione di colpa. Questo messaggio va assolutamente corretto e sulla Carrese vanno immediatamente riaccese le luci. E’ necessario l’intervento immediato della Regione, di Paolo Frattura e Vittorino Facciolla soprattutto, il primo nella veste di presidente e il secondo nella duplice veste di assessore regionale e sindaco di San Martino in Pensilis. Mettere in “chiaro” la Carrese non solo significa offrire al Paese e ai nostri corregionali emigrati in Italia e nel mondo uno spettacolo e un ponte identitario che diversamente non avrebbero ma, di più, significa dare in questo momento la dimensione esatta di come una tradizione millenaria sia capace di durare nel tempo e nel tempo adeguarsi al nascere di nuove sensibilità. Mostrare la Carrese, metterla in “chiaro” è la prova che la comunità sammartinese (ma anche quelle dei comuni limitrofi, Portocannone e Ururi, dove si celebrano manifestazioni analoghe) non solo non hanno nulla da temere ma, di più, non hanno nulla da nascondere. Ci pensi, chi ne ha titolo, prima che il declino si trasformi in baratro. Siamo, volendo, ancora in tempo.

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