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sabato, Aprile 20, 2024

IL Papa lascia: la politica, il mercato e la finanza purtroppo restano. Da Benedetto XVI una lezione da seguire

AperturaIL Papa lascia: la politica, il mercato e la finanza purtroppo restano. Da Benedetto XVI una lezione da seguire

di PASQUALE DI BELLO

Le inattese e clamorose dimissioni di Benedetto XVI rappresentano un motivo di profonda riflessione. In un tempo dove nessuno, specie in politica, è disposto a lasciare nulla, la rinuncia al soglio pontificio di Josef Ratzinger può essere un esempio di lungimiranza e amore per la propria comunità.

Viene un tempo per avanzare e uno per recedere e, prima che la vita finisca, per tutti viene un momento in cui vale la pena fermarsi. Sembra un fatto scontato ma non è così. Che tutto giunga ad una stazione finale è nell’ordine naturale delle cose, che invece la fine e questa stazione d’arrivo le si sappia riconoscere in anticipo, man mano il binario si accorcia, questo no. Questo è un fatto eccezionale. Che a farlo, che a riconoscere il punto laddove la strada finisce sia un Pontefice, non solo è un fatto storico ma è una sorta di miracolo del quale oggi siamo testimoni e per questo abbiamo deciso di parlarne. Anche un piccolo giornale, come lo è il nostro, può trovarsi ad un crocevia della Storia, laddove le cose cambiano e per questo vale la pena di scriverle e di lasciarne una traccia.

Con le dimissioni di Benedetto XVI non solo si apre una nuova fase storia della Chiesa, istituzione che vive di riti e prassi consolidate nei millenni, ma irrompe nella Storia un esempio che, per la cattedra dalla quale perviene, nessuno potrà ignorare. Non entriamo nel merito delle ragioni spirituali che hanno spinto Josef Ratzinger a lasciare il soglio pontifico (non ne avremmo titolo e ancor meno merito essendo, come siamo, dei pessimi esempi di vita cristiana) ma vogliamo sottolineare l’enorme carica simbolica che il gesto di Benedetto XVI assume in un tempo come il nostro dove ad un gesto così grande di rinuncia fanno da contraltare comportamenti, prassi e stili di segno esattamente contrario. Quello che fa più raccapriccio oggi, davanti alla scelta di un Papa che lascia per “raggiunti limiti di età” (se così possiamo semplificare), per mancanza di vigore fisico e mentale, è certamente il pessimo esempio che ci arriva dalla politica. Da destra a sinistra passando per il centro e salendo e scendendo, semmai ve ne fossero, su alle mansarde e giù nelle cantine politiche, assistiamo quotidianamente alla riproposizione delle stesse facce (a volte delle stesse maschere) che, con una facilità seconda solo alla loro sfrontatezza e alla quota di bronzo che le ricopre, hanno deciso di abolire ogni stazione termini, ogni capolinea, ogni casello di fine strada. Per loro, per questi pessimi esempi (e non l’abbiamo con nessuno in particolare ma con tutti), la vita pubblica, a differenza di quella naturale, non è una retta con un inizio ed una fine, bensì un cerchio simile alle piste di certe macchinine e ai binari di certi trenini che una strada non ce l’hanno perché messi in mano a bambini. Bambini viziati e insaziabili, nel nostro caso.

Davanti alla grandezza di un gesto come quello fatto da Josef Ratzinger, un gesto fatto con naturalezza e per questo ancora più grande, siamo chiamati tutti a riflettere. Non paia una battuta, ma nessuno da oggi potrà più dire: “Morto un Papa se ne fa un altro”. Questo adagio popolare, consolidato nei secoli, viene oggi spazzato via come una ragnatela da una folata di vento. Se oggi si può rinunciare al ruolo di vicario di Cristo in terra (per chi ci crede), si può rinunciare e ci si può ritirare in ordine e decenza da ogni ruolo di vertice e di potere. Viene un tempo per avanzare e uno per recedere e viene un tempo in cui vale la pena fermarsi. E’ qualcosa che fanno i grandi, non gli omuncoli dai quali siamo circondati e governati. Nomi non ne facciamo, ciascuno pensi a chi vuole. Noi adesso pensiamo a questo Papa che lascia, un Papa che non ci è mai piaciuto ma dinanzi al quale oggi sentiamo di toglierci il cappello per l’umanità, la grandezza e la semplicità di un gesto che è già nella Storia. Se non fosse altro che per questo, ci sentiamo di dirgli grazie. A nostro modo siamo stati testimoni di due grandissimi eventi della storia dell’umanità: lo sbarco dell’uomo sulla Luna e le dimissioni di un Papa. Allora, nel luglio del 1969, avevamo sei anni, oggi ne abbiamo cinquanta. Altri di questi eventi non ne vedremo ma quello che abbiamo visto può bastare. Alcune cose, per la loro carica simbolica, per la loro potenza evocativa, danno un senso alla vita perché la portano oltre i confini dello spazio, del tempo e della materia, in una dimensione spirituale (che non è necessariamente religiosa) dove a ciascuno di noi è data l’opportunità di rendere ogni vita una vita straordinaria. Ci sono dimensioni alte e diverse, patrimonio dello spirito, di chi crede che la vita non possa ridursi alla finanza e al mercato, alla Borsa e allo spread, ma che sia l’apertura e la ricerca costante del sacro e del bello. Dal Papa, per chi crede e anche per chi no, questo è l’esempio che oggi ci viene e del quale dobbiamo essergli grati. Buon viaggio Benedetto XVI, buon viaggio Josef Ratzinger, che tu possa correre a lungo. Long may you run.

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