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mercoledì, Ottobre 1, 2025

34 milioni di euro nel 2012, il Molise è tra le regioni più indebitate con i titoli derivati

Apertura34 milioni di euro nel 2012, il Molise è tra le regioni più indebitate con i titoli derivati

di Michele Mignogna

Mentre i politici sono in altre faccende affaccendati, la Banca d’Italia stila una classifica degli enti locali nei guai con i derivati, strumenti finanziari molto pericolosi. In Molise si è avuta un’escalation degli “investimenti” in questi titoli, passati dai due milioni di euro del 2007 ai 34 milioni dello scorso anno. Il tutto mentre si taglia la sanità, i servizi e gli ammortizzatori sociali in deroga.

 

Sono 34 i milioni di euro investiti dalla Regione Molise nei titoli derivati, tra banche italiane ed estere, nel 2012. Lo rende noto una circolare della Banca d’Italia che colloca il Molise tra le regioni con gli investimenti più alti in questo settore. Tanto è vero che gli investimenti in derivati del Molise sono passati da poco più di due milioni di euro del 2007, anno in cui si è fatto un uso esagerato e spesso distorto di questi strumenti, ai 34 del 2012.

Ad oggi, l’unica regione che è riuscita ad affrancarsi dal giogo delle banche internazionali è la Puglia, che con un accordo diretto è riuscita a recuperare quasi un milione di euro investiti in titoli tossici, che spesso compongono i derivati. In Molise ci si è indebitati per decenni e nonostante la nomina di un consulente, Alessandro Del Cin, nominato da Iorio per dipanare questa matassa, gli investimenti in derivati sono aumentati. E allora forse qualcosa non torna. 

Cosa sono i derivati e a cosa servono? In finanza è denominato “strumento derivato”, o anche semplicemente “derivato”, ogni contratto o titolo il cui prezzo sia basato sul valore di mercato di uno o più beni, quali possono essere azioni, indici finanziari, valute, tassi d’interesse. Gli utilizzi principali degli strumenti derivati sono l’arbitraggio (ossia l’acquisto di un prodotto in un mercato e la sua vendita in un altro mercato), la speculazione e la strategia di copertura di un rischio finanziario (detta hedging).

Le variabili alla base della quotazione dei titoli derivati sono dette “attività sottostanti” e possono avere diversa natura. Può trattarsi di azioni, obbligazioni, indici finanziari, commodity come il petrolio, ma può trattarsi anche di un altro derivato. Esistono derivati basati sulle più diverse variabili, perfino sulla quantità di neve caduta in una determinata zona, o sulle precipitazioni in genere.

In sostanza sembrano più scommesse che investimenti veri e propri, e gli enti locali li utilizzano per “ristrutturare” i loro debiti. Insomma coprono i debiti con altri debiti, scommettendo su un avvenimento futuro: ad esempio, le quotazioni di quel titolo saliranno o quell’ente locale non sarà in grado di pagare il suo debito.

I derivati sono oggetto di contrattazione in molti mercati finanziari e soprattutto in mercati al di fuori dei centri borsistici ufficiali, ossia in mercati alternativi alle borse vere e proprie, detti over-the-counter (OTC). Si tratta di mercati creati da istituzioni finanziarie e da professionisti tramite reti telematiche, e di solito non sono regolamentati. Questo fa sì che nessuno possa garantire sulla buona riuscita dell’investimento.

Sempre la Banca d’Italia stima che con questi strumenti gli enti locali nel 2012 hanno perso qualcosa come un miliardo e mezzo di euro, con un aumento del 44 per cento rispetto al 2007. Non solo, lo stesso governo ha versato lo scorso anno la bellezza di 3,4 miliardi euro nelle casse della banca d’affari americana Morgan Stanley, per chiudere derivati che le istituzioni finanziarie europee hanno definito tossici.

In soldoni,i  3,4 miliardi destinati a placare la fame della Morgan Stanely equivalgono a circa la metà dell’aumento dell’Iva del 2012. E secondo Bloomberg, i cinque principali operatori del mercato dei derivati (Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e JPMorgan) sono esposti per questo genere di contratti sull’Italia per 19,5 miliardi di dollari.

Insomma oltre ai mali storici di questa Regione, ci si aggiungono anche scelte economiche molto discutibili, e che, possiamo dirlo con cognizione di causa, a pagare saranno soprattutto i molisani.

 

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