Le richieste di costituzione di parte civile sono state tutte recepite, così come anche le eccezioni. Il giudice Aldo Aceto ora ha due settimane di tempo per valutare e fare le sue considerazioni e nell’udienza del 31 gennaio deciderà il destino del processo Open Gates sul traffico di rifiuti al Nucleo, se lasciarlo a Larino o spostarlo a Campobasso, o addirittura a Chieti come i difensori del responsabile di un laboratorio analisi hanno chiesto. Molti degli avvocati presenti in aula hanno infatti sollevato eccezioni sia sulla competenza territoriale che su quella funzionale del processo, sostenendo che a giudicare sui reati ambientali debba essere la direzione distrettuale antimafia di Campobasso, così come previsto dalle nuove norme in vigore dal 2010 in materia di rifiuti. Se venisse accolta l’eccezione sulla competenza funzionale il rischio concreto è che tutto debba ripartire da zero. Resterebbe in piedi solo l’ordinanza di custodia cautelare, tutto quello che è stato successivo e cioè interrogatori e proroghe delle indagini verrebbe annullato. Ma si rischia anche che il processo venga smembrato in tre parti.
L’inchiesta è quella che portò in carcere l’ex presidente del Consorzio Industriale Antonio Del Torto, insieme ad altre sei persone per una serie di presunte irregolarità e di reati contro l’ambiente e la pubblica amministrazione. Secondo l’accusa venivano redatti falsi certificati per poter smaltire nei campi fanghi che invece non potevano essere utilizzati in Agricoltura. Gli avvocati di Del Torto, Domenico Bruno e Luigi Greco, puntano a spostare il processo alla direzione distrettuale antimafia.
Due le associazioni che oggi si sono costituite parte civile: l’Anpa e l’Associazione per la lotta contro l’illegalità e la mafia. Il Ministero dell’Ambiente invece per il momento non si è presentato ma c’è ancora tempo fino alla prima udienza del processo.
