La Corte di Cassazione difende i diritti delle coppie omosessuali per quanto riguarda l’affidamento dei minori: per la Suprema corte un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale perché si tratta di un “mero pregiudizio” sostenere che “sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”.
Ad esprimersi in questi termini, nero su bianco, è stata la Prima sezione civile che ha confermato l’affidamento esclusivo di un bambino alla madre, la quale convive con un’altra donna.
Il caso è stato scatenato da una causa di affidamento tra un uomo di religione islamica che aveva avuto un figlio con una donna italiana, che successivamente era andata a convivere con la sua compagna.
L’uomo, in Cassazione, ha contestato l’esclusivo affidamento del figlio accordato alla madre dalla Corte d’appello di Brescia (26 luglio 2011), sulla base del fatto che il bimbo era inserito in una famiglia gay per cui avrebbero potuto esserci “ripercussioni negative sul bambino”. A suffragio di questa tesi, la difesa dell’islamico ha citato l’articolo 29 della Costituzione sui “diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.
La Cassazione, con sentenza numero 601, depositata oggi, ha respinto il ricorso, evidenziando che alla base delle lamentele “non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizioche sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”. In questo modo, annota ancora la Prima sezione civile presieduta da Maria Gabriella Luccioli, “si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino, che comunque correttamente la Corte d’appello ha preteso fosse specificamente argomentata”.