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venerdì, Settembre 26, 2025

Politiche Sociali, il Molise fermo al palo, pochi investimenti e nessun progetto

AperturaPolitiche Sociali, il Molise fermo al palo, pochi investimenti e nessun progetto

di Michele Mignogna

La Regione Molise ha avviato le audizioni con le cooperative sociali per “riprogrammare” il settore delle politiche sociali, ma viene fuori che non ci sono soldi e che il Molise è l’ultima delle regioni italiane in questo settore, le prestazioni sono pagate meno dei minimi previsti e gli addetti vivono una condizione di costante incertezza. Eppure, come dice Giovanni Cefalogli, della Lega Coop Molise “con un investimento di cinque milioni di euro si potrebbero occupare oltre mille lavoratori”.

 

Alcune settimane fa ci siamo occupati della situazione che vivono decine di addetti degli ambiti sociali molisani, in merito alla mancanza di fondi che la Regione e lo Stato devono erogare per far funzionare i “servizi sociali” in Molise. In quell’occasione abbiamo denunciato come, soprattutto i comuni, tardano inspiegabilmente a pagare o a trasferire le quote dovute agli ambiti per farli funzionare, con il risultato che diversi lavoratori vengono lasciati a casa, e molti servizi sospesi o tagliati nelle prestazioni. Ma qual è la situazione delle politiche sociali in Molise, il quadro lo stanno delineando in questi giorni, le cooperative e le associazioni che lavorano in questo settore, e l’occasione gli è stata data dalla Regione, che ha avviato le audizioni per poter procedere ad un immediato cambio di rotta, ma la situazione è gravissima, e gli interventi che devono essere fatti sono urgenti e improcrastinabili. “Gli ultimi due anni sono stati davvero duri per i servizi sociali molisani – ci dice Cefalogli – da una parte la riduzione di risorse, dall’altra gli effetti più generali della crisi hanno messo a dura prova la continuità dei servizi e la tenuta delle cooperative sociali in Molise. Al problema strutturale legato ai bassi prezzi di affidamento del servizi, tipico della nostra Regione, va aggiunto anche un aumento dei ritardi nel pagamento da parte degli Uffici di Piano e della ASReM”. Non solo, Nel 2012 gli addetti hanno vissuto nella costante incertezza sulle risorse disponibili, con un piano triennale 2009-2011 scaduto, ma prorogato e senza risorse fino al prossimo mese di giugno. Si è fatto fronte ai ritardi nei pagamenti, in parte con l’accesso al credito, più difficile e più costoso in tempi di crisi, e in parte ritardando la corresponsione degli stipendi ai soci e ai lavoratori. Parliamo di milioni di euro di crediti che pesano tutti sulle spalle dei cooperatori che, per non interrompere i servizi, pagano gli interessi per i soldi anticipati dalle banche e percepiscono in ritardo gli stipendi, di fatto i cooperatori molisani finanziano il welfare. Va sottolineato inoltre che in questi ultimi mesi del 2012 l’ ASReM ha fatto uno sforzo per ridurre il ritardo dei pagamenti verso le cooperative sociali, anche se parte dei fondi erogati sono stati trattenuti dalle stesse banche che cercano di rientrare dalle esposizioni. L’Italia è nel mezzo di una crisi economica grave, e questo bisogna ricardarlo, ma gli ultimi due Governi, Berlusconi prima e Monti poi, hanno quasi completamente azzerato i finanziamenti del fondo sociale nazionale, una strada profondamente sbagliata, perché tra i compiti fondamentali di uno Stato, scritti anche nella Carta Costituzionale, ci sia quello di garantire la salute e il benessere di tutti i cittadini, è sbagliata perché la mancanza di interventi nel sociale molto spesso acuisce i problemi e crea complicanze di tipo sanitario con un forte aumento dei costi per il sistema, è sbagliata perché tutti i dati, Italiani e internazionali, dimostrano che i soldi investiti nel sociale, non solo generano benessere, prevenzione e risparmio, ma determinano un ritorno in termini di occupazione molto più alto dei soldi investiti in altri settori. In Molise cosa succede? I dati parlano chiaro, con 5 milioni di euro i servizi sociali è possibile generare occupazione per 1300-1400 persone, e cosa non di poco conto, si tratta di occupazione quasi tutta al femminile che va in direzione della parità di genere, e con i tempi che corrono non sono per niente male. Mentre oggi, proprio per la mancanza di progettazione e programmazione economica ci troviamo con “molti servizi ridotti, sono state dimezzate le ore di assistenza domiciliare ad anziani e disabili, in alcuni ambiti sociali alcuni servizi sono stati sospesi, lascio a voi immaginare lo sconcerto e il disagio degli utenti e le difficoltà create a molte lavoratrici che o sono rimaste senza lavoro o hanno visto il loro stipendio dimezzato per la riduzione di ore. A parte le riduzioni di orario, circa 50-60 posti di lavoro sono andati perduti nel silenzio generale”, dice il Presidente della Lega delle Cooperative. Intanto il Molise sconta ancora altre condizioni e cioè è l’unica Regione d’Italia, dove il prezzo di affidamento dei servizi è al di sotto del minimo contrattuale stabilito dalle tabelle Ministeriali. Ad eccezione dell’Ambito Territoriale di Termoli, dove i prezzi di affidamento furono calcolati sul costo del lavoro e dove tutti i soci e collaboratori delle cooperative accreditate sono assunti col CCNL, in tutti gli altri ambiti e servizi abbiamo prezzi di affidamento che vanno dai 9 euro del servizio ADA, agli 11-12 euro degli ambiti di Isernia, Agnone, Venafro, Riccia, mentre Campobasso si colloca in una posizione intermedia tra questi e il costo del lavoro, in questo modo le cooperative subiscono un doppio ricatto, il ricatto della responsabilità verso i cittadini ai quali non possono negare i servizi e il ricatto del mantenimento delle possibilità di lavoro per i propri soci. In buona sostanza quello che chiedono gli operatori del settore è un investimento immediato, per rimettere in corsa gli ambiti sociali di zona, di almeno due milioni e mezzo di euro, da portare negli anni a cinque milioni, per garantire servizi e retribuzioni degne di questo nome. Inutile dire che ci troviamo in una fase delicatissima, sempre più cittadini hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, oppure c’è chi il mese nemmeno lo inizia, e le Istituzioni, magari sacrificando altre cose, ne devono tenere debitamente conto.

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