Negli anni ’70 gli Stati Uniti attraversarono un periodo della loro storia abbastanza contraddittorio: a fronte di una indiscussa leadership mondiale nel campo della tecnologia, della economia e delle scienze ebbero grossi problemi sociali legati a un’opposizione interna, tipicamente giovanile, che manifestava apertamente contro l’impegno bellico in Vietnam e contro il razzismo. Il clima sociale non era quindi dei migliori e la televisione cominciò ad avere seri problemi nell’ambientazione dei propri serial: una serie televisiva ambientata negli anni ’70 non poteva essere improntata a un eccessivo ottimismo senza rischiare di scadere nell’anacronismo più evidente.
Per aggirare questo problema la ABC (American Broadcasting Corporation) diede l’incarico al produttore televisivo Garry Marshall di individuare un’epoca storica in cui ambientare una serie televisiva che facesse facilmente presa sul pubblico e che fosse improntata a una serenità di fondo non riscontrabile negli anni ’70. I periodi proposti furono gli anni ’30 (il periodo del “new deal” di Roosevelt) e gli anni ’50, ovvero uno dei periodi di maggiore fulgore della società americana: Marshall optò per gli anni ’50 perché era il periodo che conosceva meglio in quanto periodo della sua adolescenza.
Nel mese di gennaio del 1974 la ABC mise in onda il primo episodio di Happy Days e il pubblico televisivo ne decretò subito il successo.