Figura carismatica e centrale negli Area, Demetrio Stratos ha avuto un’importanza fondamentale anche nella personale ricerca musicale individuale, fino a diventare il più grande artista musicale italiano di tutti i tempi, lui che italiano non era. Efstratios Demetriou è difatti nato nel 1945 ad Alessandria d’Egitto da genitori greci. E’ lì che Demetrio trascorse i primi tredici e fondamentali anni della sua vita, frequentando il Conservatoire National d’Athènes, dove studiò fisarmonica e pianoforte. Come sosterrà lui stesso in seguito, il fatto di essere nato ad Alessandria lo farà sentire una specie di ‘portiere’ privilegiato, destinato a vivere l’esperienza del passaggio dei popoli e ad assistere al vero ‘traffico’ della cultura mediterranea, con le sue diverse etnie e le intense pratiche musicali. Appartenendo ad una famiglia greco ortodossa, Stratos ebbe modo di ascoltare durante l’infanzia i canti religiosi bizantini, così come la musica araba tradizionale e solo successivamente (e quindi in controtendenza con il percorso musicale di un individuo della sua generazione) entrò a contatto con i primi accordi del rock’n’roll, sonorità che lo influenzarono per tutta la vita. Dopo un breve soggiorno a Cipro, durante il quale terminò gli studi medio superiori, si trasferì nel 1962 in Italia per iscriversi alla facoltà di architettura del Politecnico di Milano. Già nell’anno successivo formò un gruppo musicale studentesco che, muovendo dalle feste della casa dello studente, iniziò presto ad esibirsi in locali da ballo. Prima ancora che come cantante, Demetrio si fece notare nell’éntourage milanese per il suo modo di suonare l’organo hammond: in pochi avevano un approccio allo strumento come il suo, specialmente nell’era dei primi vagiti del movimento beat, in cui l’approssimazione e il dilettantismo la facevano da padroni. Fu per caso che, dovendo sostituire il cantante del gruppo bloccato da un banale incidente d’auto, da organista Stratos iniziò a cantare, continuando comunque la sua opera di turnista in diversi studi di registrazione e per diversi artisti. Nel 1967 si unì al gruppo beat I Ribelli affiliati al Clan di Celentano in qualità di organista e cantante. Con I Ribelli, Stratos divenne famoso al grande pubblico in particolare per la sua inedita, per l’epoca, interpretazione vocale di “Pugni Chiusi”, una canzone simbolo della seconda metà degli anni sessanta scritta per lui da Ricky Gianco. Proprio grazie a “Pugni Chiusi”, venne notato dal jazzista Giorgio Gaslini che avrebbe voluto quella voce, ancora senza volto, come protagonista della sua opera teatral-musicale che affrontava l’epopea della cultura beat in Italia; motivi organizzativi impedirono la partecipazione di Dementrio al melodramma. Nel 1970 lasciò I Ribelli, si sposò ed ebbe una figlia, Anastassia, grazie alla quale cominciò a dedicarsi alla ricerca musicale e vocale in particolare. Lo spunto gli venne dall’osservazione della ‘fase di lallazione’, ovvero si accorse che la bambina inizialmente giocava e sperimentava con la propria voce, ma poi la ricchezza delle sonorità vocali andavano perdute con l’acquisizione del linguaggio: “il bambino perde il suono per organizzare la parola”. Questa osservazione di Stratos sarà il filo rosso che attraverserà per intero il suo percorso artistico.